BENVENUTI IN CASA GORI

Valutazione
Discutibile, Realistico
Tematica
Genere
Commedia
Regia
Alessandro Benvenuti
Durata
95'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
BENVENUTI IN CASA GORI
Distribuzione
Artisti Associati International
Soggetto e Sceneggiatura
Alessandro Benvenuti, Ugo Chiti tratto dall'omonima commedia di Ugo Chiti, Alessandro Benvenuti
Musiche
Patrizio Fariselli

Sogg.: tratto dall'omonima commedia di Ugo Chiti, Alessandro Benvenuti - Scenegg.: Alessandro Benvenuti, Ugo Chiti - Fotogr.: (panoramica/a colori) Gianlorenzo Battaglia - Mus.: Patrizio Fariselli - Mont: Sergio Montanari - Dur.: 95' - Produz.: Union P.N.

Interpreti e ruoli

Alessandro Benvenuti (Lupo Frittelli), Athina Cenci (Bruna Salvini), Ilaria Occhini (Adele Gori), Carlo Monni (Gino Gori), Novello Novelli (Annibale), Massimo Ceccherini (Danilo Gori), Barbara Enrichi (Cinzia), Ornella Marini (Serena), Giorgio Picchianti (Libero Salvini)

Soggetto

in un paese della Toscana, quello del Natale sembra anche in casa Gori un rito a cui tutti tengono per ritrovarsi a pranzo. È una occasione per riunire tutta la famiglia in una bella tavolata. Sono presenti Gino Gori atticciato, sanguigno e pronto a collere rapide, sua moglie Adele e Danilo un figlio un pò scollato ed incline allo spinello. Nella casa vive il novantenne Annibale, padre di Adele, ex-combattente della Guerra '15 '18. Il Natale riunisce poi Bruna l'altra figlia di Annibale con il marito Libero Salvini, Lupo Frittelli (un bigotto che fa il parrucchiere) con moglie Serena e figlia, nonché la giovanissima Cinzia, fidanzata di Danilo. Vicino all'albero (ogni anno preparato con rabbiose cure da Gino) e davanti a piatti saporosi, preparati dalla paziente Adele, tutto dovrebbe svolgersi per il meglio. Invece, poco a poco emergono sopiti rancori, rampogne parentali, questioncine di interesse, reciproche accuse, pècche personali, segreti (la giovane Cinzia rivelerà di essere rimasta incinta dal fidanzato Danilo), desideri repressi e manie. Poi anche il Natale del 1986 passa mentre Annibale muore, farfugliando ricordi della sua infanzia e di quella Guerra, mentre nella notte gli sono vicine abbracciate le sue figlie.

Valutazione Pastorale

nulla più che un bozzetto e tutto vernacolare per giunta. Tratto dalla omonima commedia di Ugo Chiti e Alessandro Benvenuti, vorrebbe dire cose più profonde di quanto non riesca ad esprimere: la inevitabile patina di ipocrisia e di insofferenze che l'occasione natalizia stende sui personaggi e quel senso di letizia in buona misura falsa, che riecheggia comunque. Si dovrebbe essere allegri e invece ecco emergere verità sgradevoli ed imprevedibili sorprese a rovinare la festa di gente abbastanza semplice. Purtroppo il film ha due difetti: troppo palcoscenico, troppe entrate e uscite dalla "comune" ed una atmosfera da filodrammatici, forzatamente paesana, per cui manca totalmente il cinema e oltre il bozzettismo non procede (il finale patetico della morte del nonno suggella a puntino il prodotto); il fastidio, l'esorbitanza del vernacolo e l'urlìo permanente. Nel caso del vernacolo esso non presenta finezze anche se non gli manca, naturalmente, un certo spiritaccio vivo e beffardo, ma è crudo e sguazza nello sguaiataggine, si esaspera nel sarcasmo e nella platealità ed ha limitati orizzonti. Ora, filmare, praticamente, gli exploit verbali di un testo teatrale che solo con toni da filodrammatica e nei coloriti, ma angusti orizzonti dello "strapaese" può trovare sapori e umori appare una impresa non riuscita. Inevitabilmente le interiezioni grossolane, qualche canzonaccia triviale nello sfondo, lo spirito grassoccio e rusticano e, qua e là, la pretesa comicità di qualche battuta, più rozza che graffiante. Solo la loro reputazione come attori consente a taluni fra gli interpreti (Occhini, Cenci, Novelli) di dar corpo a personaggi di più sicuro disegno.

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