Interpreti e ruoli
Elio Germano (Enrico Berlinguer), Giorgio Tirabassi (Alberto Menichelli), Paolo Calabresi (Ugo Pecchioli), Andrea Pennacchi (Luciano Barca), Elena Radonicich (Letizia Laurenti), Paolo Pierobon (Giulio Andreotti), Fabrizia Sacchi (Nilde Iotti), Francesco Acquaroli (Pietro Ingrao), Roberto Citran (Aldo Moro), Luca Lazzareschi (Alessandro Natta), Pierluigi Corallo (Antonio Tatò), Stefano Abbati (Umberto Terracini)
Soggetto
Roma 1972, Enrico Berlinguer alla guida del PCI è impegnato in un difficile percorso di rinnovamento, tanto nel suo partito quanto nella politica italiana. Anzitutto sta cercando di smarcarsi dall’influenza sovietica per guardare a un modello di azione di respiro europeo, più indipendente. Dall’altro lato, la sua attenzione è rivolta al Paese, dove vede montare disparità e crisi del sistema democratico. Forte di un pensiero proteso a un’idea di uguaglianza sociale, inizia a tessere con Aldo Moro, alla guida della DC, l’audace progetto del “compromesso storico”: un governo condiviso. Resistenze e opposizioni si manifestano nei palazzi del potere e nella società, fino a divampare in azioni terroristiche irreparabili…
Valutazione Pastorale
Veneto, classe 1976, il regista-sceneggiatore Andrea Segre si è formato come documentarista prima di esordire nel lungometraggio nel 2011 con “Io sono Li”. Il suo cinema è scandito da una chiara presenza di temi sociali e forse è proprio per questo che ha sposato con convinzione il progetto dedicato a Enrico Berlinguer, storico segretario del PCI, in carica dal 1972 al 1984. Nel 2024 ricorrono i quarant’anni dalla sua morte ed è la giusta occasione per tornare ad approfondire la sua figura in relazione alle complesse pagine storico-politiche del tempo, segnate da incertezza economica, tensioni internazionali legate alla polarizzazione della Guerra fredda e da una crescente escalation terroristica culminata con il rapimento e l’omicidio del segretario della DC Aldo Moro. Così è nato “Berlinguer. La grande ambizione” diretto da Segre su un copione firmato insieme allo sceneggiatore Marco Pettenello (ha scritto gli ultimi film di Carlo Mazzacurati e “La chimera” di Alice Rohrwacher). Protagonista Elio Germano, affiancato da Elena Radonicich, Paolo Pierobon, Roberto Citran, Andrea Pennacchi, Giorgio Tirabassi e Fabrizia Sacchi. La storia. Roma 1972, Enrico Berlinguer alla guida del PCI è impegnato in un difficile percorso di rinnovamento, tanto nel suo partito quanto nella politica italiana. Anzitutto sta cercando di smarcarsi dall’influenza sovietica per guardare a un modello di azione di respiro europeo, più indipendente. Dall’altro lato, la sua attenzione è rivolta al Paese, dove vede montare disparità e crisi del sistema democratico. Forte di un pensiero proteso a un’idea di uguaglianza sociale, inizia a tessere con Aldo Moro, alla guida della DC, l’audace progetto del “compromesso storico”: un governo condiviso. Resistenze e opposizioni si manifestano nei palazzi del potere e nella società, fino a divampare in azioni terroristiche irreparabili…
“Ho deciso di misurarmi con questa sfida – ha indicato il regista – e due sono stati i cardini che mi hanno aiutato ad arrivare fin qui: da una parte il rispetto della serietà e della sobrietà di Enrico, dall’altra la scelta di non imitare mai, ma di provare sempre a capire. Raccontare la politica non attraverso slogan e simboli, ma immergendosi nella vita di chi la sente parte irrinunciabile dell’esistenza. Aver scelto Elio Germano come protagonista è stato essenziale, perché sapevo che anche lui avrebbe lavorato per comprendere e non per rappresentare”.
Andrea Segre ha voluto raccontare Enrico Berlinguer tra pubblico e privato, restituendo il ritratto di un uomo a tuttotondo, fermo nelle sue idee e valori tanto negli scranni del Parlamento quanto nelle stanze di casa, con i suoi quattro figli Bianca, Maria, Marco e Laura. Un uomo retto negli ideali, ma morbido, aperto, nella prossimità umana, nell’incontro con i militanti di partito e gli “avversari” politici. Segre ci racconta l’ambizione di Berlinguer, quella di contribuire a (ri)disegnare una società italiana più giusta e responsabile, governando le crescenti disparità economico-sociali. Un sogno che ha condiviso con Aldo Moro. A bene vedere, il film di Segre elegge due protagonisti, Berlinguer e Moro, due “mosche bianche” in un sistema politico polveroso e asfittico, incapace di concepire e sposare il cambiamento. Loro due vengono tratteggiati come idealisti, due politici marcati da gentilezza e ascolto, in un ginepraio di giochi di potere, intercettazioni e invidie mascherate. Un progetto di collaborazione spezzato anzitempo dall’uccisione di Moro.
Nell’insieme, “Berlinguer. La grande ambizione” risulta un film attento e composto, desideroso di richiamare il trasporto politico del decennio ‘70 e al contempo tutti gli elementi di complessità e amarezza ad esso collegati. Un ritratto in chiaroscuro meticoloso, qua e là anche un po’ nostalgico, ma governato comunque con prudenza. Il copione non sempre gira scorrevole, ma va detto che la materia è di non facile controllo. Ottima la prova di Germano come pure di Roberto Citran. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito.