Orig.: Stati Uniti (1999) - Sogg.: Steve Franks - Scenegg.: Steve Franks,Tim Herlihy e Adam Sandler - Fotogr.(Panoramica/a colori): Theo Van de Sande - Mus.: Teddy Castellucci - Montagg.: Jeff Gourson - Dur.: 95' - Produz.: Sid Ganis, Jack Garraputo.
Interpreti e ruoli
Adam Sandler (Sonny Koufax), Kristy Swanson (Vanessa), Colin e Dylan Sprouse (Julian), Joey Lauren Adams (Layla), Jon Stewart (Kevin), Allen Covert.
Soggetto
Sonny Koufax é un trentenne ancora indeciso su cosa fare nella vita. Esasperata, la fidanzata Vanessa lo lascia. Una mattina a casa di Sonny viene accompagnato per errore Julian, un bambino di cinque anni. Dopo i primi momenti di incertezza, Sonny fa rimanere il piccolo a casa. Lo porta da Vanessa e vede che lei sta già con un altro. Vorrebbe restituirlo ma gli dicono di aspettare. Allora lo tiene con se e cerca di organizzare la vita di tutti e due. Telefona al padre, avvocato in Florida, per aver un aiuto ma la frattura tra i due é ancora molto forte. A scuola Julian combina guai e viene mandato via. Finché un giorno arriva l'assistenza sociale: Sonny é accusato di essersi spacciato per un altro, e il bambino viene subito prelevato con grande disperazione di tutti e due. Quando arriva il giorno dell'udienza per l'affidamento, in tribunale c'è anche il padre di Sonny che, da avvocato, interroga il figlio; e c'è anche Kevin, che afferma di essere lui il padre di Julian. E a lui la Corte lo affida. Un anno, tre mesi, sei giorni dopo si festeggia il compleanno di Sandy. Lui é sposato con Leila, hanno un bambino. Julian sta con il papà e la mamma Corinne.
Valutazione Pastorale
Al centro della storia c'é una figura un po' inflazionata: quella del figlio ormai adulto che non sa o non vuole entrare nell'età matura, rimanda le decisioni, fa la vita dell'eterno ragazzino. Trovarsi all'improvviso di fronte la responsabilità di un piccolo che gira per casa, fa domande e ha parecchie esigenze può cambiare la vita. Così succede a Sonny, che in un colpo solo guarisce se stesso, la propria sindrome di Peter Pan, e aggiusta anche il delicato rapporto con il padre. Partendo da situazioni che hanno qualche fondo di realismo, il film vira ben presto nel paradossale, e nel canzonatorio: qui riuscendo appunto ad evitare le secche dello stereotipo e della banalità. Certo il racconto poggia su motivi concepiti per attirare una facile simpatia, c'è molta maniera e molto abile mestiere, alcuni passaggi sono affidati ad accenti che strappano facile commozione. Ma,in ultima analisi, non é da sottovalutare il fatto che il film recupera con mezzi giusti l'idea del senso della famiglia e l'importanza per i bambini di avere i genitori accanto. Dal punto di vista pastorale dunque, se è indubbia una certa superficialità della realizzazione, prevalgono accenti positivi che, con qualche opportuna riserva, rendono il film accettabile.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare sui temi del rapporto genitori/figli,magari con il contributo opportuno di insegnanti, genitori, educatori per evidenziare qualche aspetto meno risolto della vicenda.