In Concorso alla 79a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia
Interpreti e ruoli
Ana de Armas (Marilyn Monroe - Norma Jeane Baker), Adrien Brody (Arthur Miller), Bobby Cannavale (Joe DiMaggio), Julianne Nicholson (Gladys Pearl Baker), Xavier Samuel (Cass Chaplin), Lily Fisher (Norma Jeane Baker)
Soggetto
Come una vittima sacrificale sull’altare di Hollywood, cannibalizzata da un machismo dilagante e da un voyeurismo esasperato. Così Andrew Dominik racconta la diva più scintillante dell’industria culturale a stelle e strisce, Marilyn Monroe, scomparsa nell’agosto del 1962. La prospettiva è però quella Norma Jeane Baker, la donna dietro la maschera.
Valutazione Pastorale
Punto di partenza è il romanzo “Blonde” del 1999 scritto da Joyce Carol Oates. A dirigerlo e adattarlo per lo schermo è il regista australiano Andrew Dominik, con una produzione targata Plan B di Brad Pitt e Netflix. “Blonde” ci accompagna all’incontro con il mito di Marilyn Monroe a sessant’anni dalla sua scomparsa, esplorandone divismo e fragilità esistenziali in un biopic atipico, che rispetto alla narrazione lineare, scintillante, predilige la via del viaggio tortuoso nei ricordi, sogni e deliri della star. Non un racconto patinato su Marilyn, ma l’esistenza travagliata di Norma Jeane Baker, la donna sotto il trucco.
La storia. Los Angeles, anni ’30. Norma Jeane è una bambina piccola quando arrivano le prime percosse dalla madre Gladys (Julianne Nicholson), ricoverata poi in una clinica psichiatrica. Una volta cresciuta, per la sua bellezza Norma Jeane viene notata rapidamente da influenti agenti, che le promettono copertine e provini in cambio di rapporti sessuali. Nonostante le degradazioni, Norma Jeane conserva un candore esemplare e si presenta davanti alla macchina da presa come Marilyn Monroe. Hollywood la ama da subito – è una pepita d’oro! –, ma il prezzo che le chiede è altissimo: Marilyn avrà sempre la precedenza su Norma Jeane, costringendola anche a rinunciare alla gravidanza. Un trauma che la segnerà per tutta la vita, insieme alla mancanza del padre. Arrivano poi i matrimoni con Joe DiMaggio (Bobby Cannavale) e Arthur Miller (Adrien Brody), compreso l’incontro con il presidente John F. Kennedy. Tutti vogliono la diva, pochi riescono ad amare veramente Norma Jeane.
“Blonde” è un vorticoso e angosciante viaggio nelle pieghe dell’animo di Norma Jeane Baker, del dissidio mai sanato con il suo doppio, l’ingombrante diva Marilyn Monroe, icona del cinema mondiale tutto. Il regista Dominik sceglie un approccio introspettivo tutt’altro che semplice e accomodante: è un giro di montagne russe negli incubi e nei rimossi di Norma Jeane, una creatura fragile e innocente in un’industria spietata e maschilista, che ha approfittato della sua bellezza, del suo essere bionda come lei amava ripetere, togliendole dignità e serenità.
Il suo volto è stato idolatrato, il suo corpo abusato e mercificato. Richiamando “Bones and All” di Luca Guadagnino, in Concorso a Venezia79, anche in “Blonde” c’è traccia di cannibalismo, ma figurato: l’America ha costruito il mito Marilyn, e poi ha sbranato il corpo di Norma Jeane. Tra gli “avventori” più mortificanti che Dominik evidenzia c’è la guida idealizzata del Paese, il presidente JFK, che in lei vede solo una distrazione dalla complessa geopolitica mondiale.
Ancora, tra gli amori – tralasciano il triangolo amoroso con uno dei figli di Charlie Chaplin – ci sono il campione di baseball Joe DiMaggio, che si rivolge a Norma Jeane con gelosia crescente e lampi di violenza, e il drammaturgo Arthur Miller, con cui la donna sembra toccare finalmente un momento di stabile felicità. Un triste abbaglio, perché Hollywood non la lascia mai libera.
E poi c’è la questione della maternità mancata e sempre inseguita: all’inizio della sua carriera Norma Jeane acconsente a non tenere il suo bambino, ad abortire, anche se si ribella, in ultimo, in sala operatoria. Le maglie degli Studios sono più forti e soffocanti, controllano tutto, vita e morte. Lei continuerà comunque a ricordare quel bambino mai nato, abbandonandosi a suggestioni oniriche. Un rimpianto bruciante, mai superato.
Il film risulta dunque un delirio struggente, una danza elegante tra colore e bianco/nero, sulle note composte da Nick Cave e Warren Ellis; a ben vedere, nelle sequenze finali, nella parabola discendente di Marilyn-Norma Jeane, le note di “Blonde” sembrano richiamare quelle funeree di “Twin Peaks” di David Lynch, composte da Angelo Badalamenti. Infine, una parola sull’attrice Ana de Armas: lei è Norma Jeane, è Marilyn Monroe. Straordinaria, candida e sconvolgente. È essenza e fulcro narrativo dell’opera, capace di un’interpretazione che lascia il segno. Marilyn è il ruolo della vita, che la avvicina di certo alla statuetta degli Oscar. Film complesso, problematico, per dibattiti. Indicato per un pubblico adulto.
Utilizzazione
Adatto per la programmazione ordinaria, per la complessità dei temi in campo il film è indicato per un pubblico adulto.