Orig.: Svezia, Danimarca, Finlandia (2017) - Sogg.e scenegg.: Ronnie Sandahl - Fotogr.(Scope/a col.): Niels Thastum - Mus.: Jonas Struck, Vladilav Delay, Jon Ekstrand, Carl Johan Sevedaq - Montagg.: Per Sandholt, Per K. Kirkegaard - Dur.: 100' - Produz.: Jon Nohrstedt & Fredrik Wikstrom Nicastro - 12a FESTA DEL CINEMA DI ROMA PREMIO DEL PUBBLICO BNL.
Interpreti e ruoli
Shia Labeouf (John McEnroe), Sverrir Gudnason (Bjorn Borg), Stellan Skarsgard (Lennart Bergelin), Tuva Novotny (Mariana Simionescu), Ian Blackman (John McEnroe sr.), Robert Emms (Vitas Gerulaitis), Scott Arthur (Peter Fleming), David Bamber (George Barnes), Jane Perry (Kay McEnroe), Claes Ljungmark . (Mats Hasselqvist)
Soggetto
Nell'estate 1980 al torneo tennistico di Wimbledon, il più importante del circuito, si disputa la finale tra Bjorn Borg, già vincitore delle precedenti quattro edizioni, e John McEnroe, mai vittorioso in uno Slam...
Valutazione Pastorale
Personaggi e avvenimenti sono autentici e realmente accaduti. Bjorn Borg è il campione svedese: dopo aver vinto per cinque volte il Torneo di Wimbledon (1977-1981)si è poi ritirato dall'attività agonistica ad appena 26 anni di età. John McEnroe, nato in Germania ma americano a tutti gli effetti, è più giovane e destinato a proseguire prosegue l'attività. Nel concentrarsi principalmente sulla ormai 'mitica' finale di Londra, il film allarga gli orizzonti della narrazione, spingendosi a raccontare momenti in flashback sui due protagonisti, un Borg adolescente che palleggia con il muro di casa, un McEnroe che immagina di trionfare sul rivale (quasi)immaginario.
Il campione svedese, disciplinato e con un forte autocontrollo, è all'apice della carriera, n. 1 al mondo, già con quattro titoli vinti a Wimbledon, in attesa di entrare nella storia del tennis; il giovane statunitense McEnroe, dal temperamento più irascibile, punta dritto alla testa della classifica. Metz dirige un film sul mondo del tennis realizzando da esordiente un biopic su due campioni rimasti nell'immaginario comune, allo stesso modo in cui Ron Howard fece con Niki Lauda e James Hunt in "Rush". Il regista lavora bene sugli attori, rendendo credibili e carichi di adrenalina gli scontri sul campo, ma approfondisce con attenzione anche i tormenti interiori dei due protagonisti. Come si sa, nel tennis, sport individuale per eccellenza, il primo vero avversario è se stesso. Narrazione incalzante, asciutta, patinata per quel tanto che basta. Il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile e problematico.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come incursione in un territorio, quello sportivo, poco frequentato dal cinema e quindi, probabilmente, molto gradito agli appassionati.