Orig.: Stati Uniti - Sogg. e scenegg.: Bruce Rubenstein, Sir Eddie Cook - Fotogr. (Normale/a colori): Crescenzo G.P. Notarile - Mus.: Randall Poster - Montagg.: Niven Howie - Dur.: 95' - Produz.: John Flock, Red Ruby - VIETATO AI MINORI DEGLI ANNI QUATTORDICI.
Interpreti e ruoli
Mickey Rourke (Butch Stain), Tupac Shakur (Tank), John Enos (Lester), Adrian Brody (Ruby Stain), Ted Levine (Louis), Jerry Greyson (Sol Stain), Suzanne Shepherd (Cookie Stain), Alberta Watson, Larry Romano, Gene Canfield, Ray Mancini.
Soggetto
Uscito di galera dopo otto anni, Butch Stain, detto Bullet, trova ad attenderlo il fratello minore Ruby e l'amico Lester, coi quali subito atterrisce ed umilia due tossicomani, clienti di Tank, trafficante di colore e suo ex compagno di carcere. Butch trova a casa il padre Sol che offre invano un lavoro al figliol prodigo, suscitando la gelosia di Louis, detto "Combat Man", il maggiore, irrimediabilmente schizofrenico, reduce dal Vietnam. Tank, infuriato per i suoi clienti strapazzati, consegna una dose alterata a Paddy, un amico d'infanzia di Butch, perché gliela dia, ma la bustina viene rapinata a Bullet mentre si reca col fratello allo spaccio del quartiere. Mentre Louis si dedica ad istruire un futuribile esercito di ragazzini, e Ruby, l'unico con un certo talento, dipinge muri, Butch si scazzotta con lo scherano di Tank; tenta di consolare Cookie, la madre affranta; svaligia con Lester la casa dei vicini e sbandiera il braccio massacrato dalle siringhe per frenare i due tossicomani che vogliono vendicarsi. Infine Tank blocca Butch in un campo, e gli spara dinanzi al disperato Ruby. Dopo i funerali, tutto sembra calmo. Ma una notte, rincasando, Tank viene sgozzato da Louis, che gli piomba alle spalle calandosi da un tetto.
Valutazione Pastorale
I fiori del male continuano ad affascinare i creativi di Hollywood, colpiti evidentemente dal boom di certe pellicole intinte nella droga, nel degrado e nella cosiddetta cultura della morte, ma evidentemente ignari del fatto che ripercorrere le stesse strade per l'ennesima volta non assicura certo i sospirati incassi. Qui abbiamo la solita famiglia ebrea, con figli delinquenti e sbandati, con tanto di bei talenti sprecati, con un padre arcigno e frustrato e con una madre perennemente in lacrime, col contorno degradato di un quartiere dove i soliti personaggi truci, che usano un turpilo-quio maniacale ed ossessivo, si pestano a sangue, si drogano, si ammazzano. L'amore di Butch per il fratello minore o una certa tenerezza per la madre; la diffida a continuare sulla strada della droga fatta ai due giovanottelli, sono solo brevi momenti di umanità. La simbologia iniziale dei begli alberi autun-nali che l'obiettivo fa scolorare nel cemento geometrico del supercarcere resta solo una bella intuizione, assieme alle metropolitane che continuano, con immagini altrettanto patinate e ben fotografate, ma posticce, a scorrere imperturbabili accanto al dramma umano che si consuma senza speranza. Naturalmente il linguaggio osceno, la violenza di fondo e la conclusione vendicatoria non lasciano dubbi sul giudizio negativo.