Orig.: Belgio/Francia/Spagna (2005) - Sogg.: tratto dal romanzo "The Ax" di Donald Westlake - Scenegg.: Constantin Costa Gavras, Jean Claude Grumberg - Fotogr.(Panoramica/a colori): Patrick Blossier - Mus.: Armand Amar - Montagg.: Yannick Kergoat - Dur.: 119' - Produz.: Michele Ray Gavras, José Maria Morales, Jean Pierre e Luc Dardenne.
Interpreti e ruoli
José Garcia (Bruno Davert), Karin Viard (Marlene Davert), Olivier Gourmet (Raymond Machefer), Ulrich Tukur (Gerard Hutchinson), Yvon Back (Etienne Barnet), Christa Theret (Betty Davert), Geordie Monfils (Maxime Davert), Thierry Hancisse (ispettore Kesler), Olga Grumberg (Iris Thompson), Dieudoné Kabongo . (Quinlan Longus)
Soggetto
Bruno Davert, 41 anni, viene licenziato dalla cartiera dove lavora da quindici anni ed era ormai un dirigente affermato. Daver é serio e stimato, ma la cosiddetta ridistribuzione economica impone la cancellazione del suo posto. Passati tre anni ed essendo ancora disoccupato, Davert si convince che l'unica possibilità di recuperare un posto simile a quello perso sia di eliminare tutti i suoi possibili concorrenti. Eccolo allora entrare in possesso di una serie di cinque nomi di persone del suo stesso ramo, ugualmente srie e in cerca di ocuupazione. Davert li pedina, poi uccide il primo, il secondo insieme alla moglie, e il terzo. Raymond Machefer, ancora impiegato in ditta, salta per aria dentro la propria casa. Un quinto si impicca. Un mattina, a casa di Davert arriva una mail di convocazione. Bruno viene assunto di nuovo. Il giorno dopo, in un locale, Davert é avvicinato da una donna. Forse i suoi delitti non passeranno inosservati.
Valutazione Pastorale
All'origine c'é un romanzo di Donald Westlake ambientato in America. La trasposizione in una zona di confine tra Francia e Belgio procede a qualche semplificazione e si concentra su un'idea centrale: quella di pedinare in modo freddo e quasi distaccato le mosse quotidiane di un uomo ancora giovane (41 anni) licenziato e senza lavoro da tre anni. Siamo ancora di fronte dunque al problema non tanto della ricerca del primo lavoro quanto della perdita di quello che si ha, per di più dovuta non a carenze specifiche ma a generiche neccessità di 'ridistribuzione economica'. Il mite Davert entra nella convinzione che l'unica via d'uscita per riavere il posto sia quella di eliminare fisicamente i possibili rivali. E così fa, pur tra imbarazzi, indecisioni, ingenuità. Autore esperto, arguto, smaliziato ma poco propenso a girare a vuoto, Costa Gavras inchioda il vivido realismo della storia (famiglia, ambienti, reazioni caratteriali) sul traliccio di slanci grotteschi e sopra le righe. Gli omicidi di Davert sono al tempo stesso veri e immaginati, campanello d'allarme sulla disperazione cui può arrivare l'individuo messo alle corde. Certo non mancano cinismo e cattiveria, possibilità di equivocare sul fatto che il delitto paga e premia. Sia pure tra indicazioni altalenanti dunque il film offre non pochi spunti di interesse e, dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e proposto in occasioni mirate come avvio alla riflessione sui temi, attualissimi, della perdita del lavoro, dei suoi riflessi sulla persona e sulla famiglia intorno.