Sogg.: basato sul romanzo di Glenn Savan - Scenegg.: Ted Tally, Alvin Sargent - Fotogr.: (panoramica/a colori) Lajos Koltai - Mus.: George Fenton - Montagg.: Carol Littleton - Dur.: 102' - Produz.: Mark Rosenberg, Amy Robinson, Griffin Dunne - Vietato ai minori degli anni quattordici
Interpreti e ruoli
Susan Sarandon (Nora Baker), James Spader (Max Baron), Jason Alexander, Kathy Bates, Eileen Brennan, Spiros Focas, Gina Gershon, Steven Hill, Rachel Levin
Soggetto
Max Baron, un ebreo ventisettenne che lavora con successo a St. Louis, nel settore pubblicitario, in seguito alla morte della moglie in un incidente stradale, attraversa un momento depressivo, che gli fa perdere efficienza e creatività sul lavoro. Fino a ieri appagato dalla propria prestanza fisica, l'eleganza, le soddisfazioni di una dorata esistenza borghese bella moglie, bella casa, successo nel lavoro non trova più interesse per la sua professione, gli ambienti, la gente e i divertimenti di prima. Una sera, a una festa ebraica di nozze in casa di amici, annoiato della banale allegria dei correligionari, se ne va lasciandosi andare al punto da prendersi una solenne sbornia in un bar, dove è notato da Nora Baker, una quarantatreenne cameriera del fast food "White Palace" pure ubriaca, che finisce con il portarlo a casa e a farne oggetto di sfrenata passione. Sembra all'inizio una degradante scivolata di frenesia sessuale dei due, ma l'assiduità degli incontri finisce col far emergere due solitudini analogamente infelici (anche Nora si è lasciata andare dopo che le è morto il figlio). In seguito le differenze fra i due: di età, razza, cultura, livello sociale, ambiente e tenore di vita nonostante i reciproci sforzi di adeguarsi l'uno all'altra sono all'origine dell'imbarazzo di Max di fronte al suo mondo e dei ripensarnenti di Nora di fronte a certi comportamenti di lui, che la spinge a troncare tutto e ad andarsene a New York. Qui viene raggiunta da Max, che si accorge di amarla sul serio ed è disposto a lasciare il suo gratificante e redditizio lavoro per uno più ordinario e meno retribuito, pur di restare con lei.
Valutazione Pastorale
a cominciare dal pruriginoso titolo italiano, che mal traduce l'innocuo "White Palace", fino a tutta la parte iniziale del film, lo spettatore può aver l'impressione di trovarsi al limite del porno, tanto insistite e orgiastiche appaiono le sequenze erotiche. In seguito il racconto si fa meno esibizionista e più umano: i due hanno alle spalle un passato tragico; vivono momenti di crisi depressiva; sono approdati per caso e semi incoscienti al precario rifugio del sesso; non sono depravati e il ritorno al quotidiano si rivela per ambedue irto di problemi. Oltre la difficoltà di reciproco adattamento, infatti, Max è a disagio nei confronti del proprio ambiente e dei suoi: come presentarvi scopertamente la donna con cui convive, ancora avvenente, è vero, ma alquanto anziana per i propri ventisette anni, e per di più sciatta, sboccata e di moti e abitudini plebee, lui sempre impeccabile nell'abbigliamento e nei modi fino a rasentare la meticolosità, ed uso a luoghi ed affettazioni borghesi. A sua volta Nora si sente umiliata a causa della propria inferiorità culturale e sociale, e avvilita dal ruolo cui si sente ridotta di oggetto di riserva per le parentesi goderecce di lui. Solo quando i rapporti fra i due si fano più umani e disinteressati, passando da momentanea frenesia dei sensi a intesa meno superficiale e più vera, il regista sembra lasciar intravvedere sia pure con un'immagine finale di dubbio gusto il possibile sorgere dell'amore. Tali attenuanti, dal punto di vista pastorale non giustificano tuttavia ridondanze, particolari visivi e parlati discutibili, e compiaciuti indugi in sequenze scabrose.