Sogg. e Scenegg.: Frank Deasy - Fotogr.: (panoramica/a colori) Remi Adefarasin - Mus.: Colin Towns - Montagg.: Dave King - Dur.: 106' - Produz.: David M. Thompson
Interpreti e ruoli
Tim Roth (Philip Chaney), Julia Ormond (Rachel Clifford), Colin Salmon . (Towler), Peter Capaldi (Simon), Keith Allen (Lenny), Siobhan Redmond (Sue), Richard Hawley, Jeff Nuttall, Kenneth Cope
Soggetto
la giovane dentista Rachel Clifford, da poco separata dal marito Simon, scoperto a tradirla, ha trovato lavoro in un carcere a Londra, dove il detenuto Philip Chaney le scrive un biglietto chiedendole una visita. La donna è turbata dall'incontro e vorrebbe non incontrarlo più. Ma ben presto tra i due nasce una passione tanto pericolosa quanto incontenibile, quando si incontrano nella toilette di un bar dove Philip aspetta di rientrare in carcere allo scadere del permesso concessogli una volta la settimana per seguire un corso di computer. Invano Sue, l'amica più cara, madre di una bambina. cerca di dissuaderla. I due si telefonano costantemente; lei gli manda cassette registrate e proprio l'ascolto di una di queste in cui Rachel gli annuncia di uscire con un collega, scatena la gelosia di Philip che la offende. Umiliata, Rachel indaga sul passato dell'uomo scoprendo che ha ucciso la moglie. Furioso, Philip si rifiuta di vederla e non risponde più al telefono. Rachel vuole interrompere il rapporto e chiede un incontro, ma le cose si complicano perché un altro detenuto, Fowler, condannato per omicidio e spacciatore, la ricatta minacciando di fare la spia per costringerla a consegnare un pacco nel quale Rachel trova una pistola, che non consegna a Fowler. Lenny, il complice di Fowler, la ritrova nel solito bar e le chiede di riconsegnare l'arma che comunque dovrà far entrare nel carcere in futuro. Frattanto Philip, dopo aver picchiato Fowler, svela alla polizia il pericolo che corre la donna, che però di fronte alle minacce di Lenny gli spara, uccidendolo. La polizia le riconosce la legittima difesa, mentre Philip viene trasferito nell'isola di Wight.
Valutazione Pastorale
la descrizione della giovane donna dedita al lavoro e sofferente per il distacco dal marito fedifrago è credibile e ben presentata. Ma dal momento in cui il detenuto inizia gli incontri con la focosa dottoressa il film scade progressivamente in una telenovela erotico-carceraria e abbondante in scabrosità e ovvietà sentimentali. Le conversazioni, gli ansiti ed i turbamenti di cui la sceneggiatura è farcita finiscono per annoiare e deludere. Se è plausibile che due esseri si innamorino (e potrebbe essere vista come positiva la mancanza di pregiudizi di lei verso il detenuto) sembra che sia invece proprio la situazione tabù a scatenare, con un sottofondo di scabroso senso del proibito, la passione espressa visivamente in modo assai greve. Il tutto (dove domina questa tensione morbosa tra due esseri impastoiati a vari livelli dalle pressioni ambientali e psicologiche) è da respingere, visto che le problematiche, anche interessanti ed umanamente dolorose che potevano essere tentate, vengono banalizzate nel contesto erotico-sentimentale della vicenda, pervasa da una claustrofobica scabrosità.