Orig.: Italia (2002) - Sogg.: Alessandro D'Alatri - Scenegg.: Anna Pavignano e Alessandro D'Alatri - Fotogr.(Panoramica/a colori): Agostino Castiglioni - Mus.: Pivio & Aldo de Scalzi - Montagg.: Osvaldo Baggero - Dur.: 110' - Produz.: RAI Cinema e Magic Moments.
Interpreti e ruoli
Stefania Rocca (Stefania), Fabio Volo (Tommaso), Gennaro Nunziante (don Livio), Mino Manni (Rino), Maurizio Scattorin (Fausto), Sara D'Amario (Laura), Paola Bechis . (Sara), Andrea Collavino (Carlo), Ada Treves (Giuliana), Andrea Jonasson . (Christel)
Soggetto
Stefania e Tommaso arrivano nella chiesetta di S.Gabriele, isolata tra le colline, e dicono al parroco don Livio che hanno intenzione di sposarsi. Don Livio scambia qualche parola con i giovani, poi acconsente. All'altare i due ragazzi e i presenti lo ascoltano mentre pronuncia frasi inattese sulla fragilita del matrimonio oggi. Don Livio coinvolge poi amici e parenti, e infine Stefania racconta come si sono conosciuti. In flashback, ecco il loro recente passato: lui pubblicitario, lei truccatrice negli studi dove si girano gli spot. Durante una gita in montagna, lui le chiede di essere sua moglie. Si sposano, nasce un bambino, e qualcosa inavvertitamente comincia a cambiare. Timori, campanelli d'allarme: a Tommaso viene assegnato meno lavoro. Per avere un po' di tempo libero, cercano una colf, ma poi preferiscono la nonna di lei. Tra loro però il dialogo comincia a diminuire, e a Tommaso viene detto chiaramente in ufficio che deve decidere quale tipo di impegno privilegiare, la famiglia o il lavoro. Le spese crescono, e a Tommaso il commercialista suggerisce di divorziare per pagare meno tasse. Nello studio un giorno per caso viene chiesto a Stefania di posare per una pubblicità, e lei accetta. Poco dopo, lei dice al marito di essere di nuovo incinta. Lui ha paura del futuro, e lei, dopo qualche incertezza, abortisce. La nonna, addolorata, lascia la casa. Tommaso fa un viaggio con i colleghi dello studio, per ritirare un premio alla miglior pubblicità. Mentre è fuori, ha un rapporto con una ragazza dello staff. Al ritorno Stefania lo caccia di casa. Entrambi finiscono in mano agli avvocati. Si parla ormai di tribunali e di reciproche accuse, quando il racconto rientra nella chiesetta dell'inizio. Don Livio conclude il filo del proprio ragionamento, ricordando che tutto quello appena raccontato può accadere agli sposi nella loro futura vita matrimoniale e sfidare il loro reciproco amore. Invita poi i presenti ad uscire. Quando escono dalla chiesa, Stefania e Tommaso sono sposati e felici ricevono gli auguri di tutti.
Valutazione Pastorale
L'argomento, per quanto rimosso, respinto e collocato ai margini, resta centrale nella società italiana e in questi anni di passaggio dal secondo al terzo millennio: il matrimonio, con tutti gli aspetti che lo circondano, la vita di coppia, i figli, il lavoro, il successo, il tempo libero. Dopo tante analisi di non sempre convincente lucidità ingabbiate in uno sterile sociologismo, questo racconto ha la freschezza, l'efficacia, la vivacità di proporre una riflessione nuova e del tutto attendibile. Merito principale é forse da attribuire alla scrittura del copione, concepita in modo da collocare sullo sfondo di una Milano vera e autentica un 'pezzo' centrale di storia che il finale ci rivela solo immaginato. Ed è invece qui che prende vita un realismo palpitante e minuzioso che diventa cronaca esatta di un "disamore" quotidiano, tra seduzioni di carriera e spinte ad una vita esteriore sotto i riflettori. Dall'altro lato c'è il filo conduttore, dettato dal parroco: frasi le sue aperte e spiazzanti nella prospettiva seria di un invito a prendere coscienza della scelta che si compie; l'attenzione posta sulla preparazione al matrimonio; il richiamo alle responsabilità reciproche. Nel descrivere la parabola ora ascendente ora discendente della coppia di oggi in una cornice metropolitana sfuggente e frastagliata, D'Alatri assume un punto di vista insieme rispettoso e coraggioso. Gli inciampi sentimentali, le incertezze professionali, i dispiaceri e il dolore si succedono lungo un ventaglio esistenziale che ha la forza di non rinunciare ancora a credere nel possibile raggiungimento della felicità nell'amore reciproco. Restano nella memoria il singhiozzo sommesso della nonna che lascia la casa alla notizia dell'aborto, e il gesto del parroco che nel finale chiede di restare solo con gli sposi. Essenziale e caparbio, inatteso e propositivo, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come raccomandabile, e problematico, per la forte sincerità che emana dalla presa d'atto di tante difficoltà che però non escludono la fiducia e la speranza.
UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in molte occasioni, anche in funzione didattica ed educativa, per una riflessione ad ampio raggio sul tema del matrimonio nella società italiana attuale.