Orig.: Italia (2003) - Sogg. e scenegg.: Francesco Bruni, Paolo Virzì - Fotogr.(Scope/a colori): Arnaldo Catinari - Mus.: Carlo Virzì - Montagg.: Cecilia Zanuso - Dur.: 105' - Produz.: RAI Cinema, Cattleya.
Interpreti e ruoli
Sergio Castellitto (Giancarlo Iacovoni), Margherita Buy (Agata Iacovoni), Alice Teghil (Caterina Iacovoni), Federica Sbrenna (Daniela Germano), Carolina Iaquaniello (Margherita Rossi Chaillet), Margherita Mazzola (Martina), Martina Taschetta (Alessia), Claudio Amendola (Manlio Germano), Silvio Vannucci (Fabietto), Zach Wallen (Edward), Flavio Bucci (Lorenzo Rossi Chaillet)
Soggetto
Da Montalto di Castro, cittadina della costa laziale, la famiglia Iacovoni si trasferisce a Roma. Giancarlo, il padre, é professore di ragioneria, ma coltiva ambizioni letterarie regolarmente frustrate. Agata, la madre, è casalinga. Caterina, la figlia adolescente, comincia ad andare a scuola e trova un ambiente del tutto nuovo e diverso. Le sue compagne sono divise in gruppi ben identificati. Caterina viene invitata a casa di una coetanea con cui fa amicizia. Giancarlo ne approfitta per cercare di piazzare il romanzo scritto anni prima. Nessuno però lo legge e l'ennesimo rifiuto lo porta prima a dare in escandescenze durante una trasmissione del 'Maurizio Costanzo Show' poi a decidere di non andare più a scuola. Fallito anche l'approccio con un deputato, padre di un' altra compagna di classe di Caterina, Giancarlo assiste, senza essere visto, ad uno scambio di effusioni tra la moglie e l'amico d'infanzia Fabio. A quel punto sale su una motocicletta rimessa in sesto e sparisce senza dare più notizie di sé. Caterina intanto partecipa all'esame di ammissione all'accademia di Santa Cecilia.
Valutazione Pastorale
"Il retroterra di tutto il copione - spiega Paolo Virzì- é il nostro Paese di oggi, confuso, falsamente interclassista, politicamente rissoso. L'incerta identità soprattutto della piccola e media borghesia delinea una crisi che si riflette nei figli come nei genitori". Muovendosi ancora una volta sulla scia della migliore commedia italiana anni '50/'60, il regista compone un ritratto puntuale e aderente dell'Italia all'inizio del terzo millennio: un'Italia in gran parte 'provinciale' e che trasferisce nella capitale ansie, aspirazioni e desideri che poi, non realizzati, generano totale insoddisfazione. Sottoposto a forti spinte disgreganti, il nucleo familiare fatica a restare compatto, ma qui il racconto mette in campo alcune significative sfumature relative ai differenti impatti generazionali. Se gli adulti (i genitori) sono fragili e quasi rassegnati difronte al fallimento delle utopie di un tempo, gli adolescenti, partendo da una situazione di quasi solitudine, sono pronti a cercare una ricomposizione, a volere maggiore concretezza. Come nelle prove precedenti, a dare vigore a questa cronaca italiana contemporanea c'è lo sguardo di Virzì, amaro, non consolatorio ma realistico, vivo, mai rinunciatario. Così la storia si apre a pagine anche commoventi, nelle quali vibra un dolore esistenziale che chiede comprensione e partecipazione. Per questi motivi il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, problematico e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in molte circostanze per avviare riflessioni sull'Italia di oggi, sulla famiglia, sul rapporto genitori-figli.