In Concorso alla 79ª Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, il film ha vinto il Premio cattolico internazionale Signis
Interpreti e ruoli
Margherita Mazzucco (Chiara), Andrea Carpenzano (Francesco), Carlotta Natoli (Cristiana), Paola Tiziana Cruciani (Balvina), Flaminia Mancin (Pacifica), Valentino Campitelli (Elia), Paolo Briguglia (Leone), Giulia Testi (Cecilia), Luigi Vestuto (Pacifico), Luigi Lo Cascio (Cardinale Ugolino/Papa Gregorio IX)
Soggetto
Assisi, 1211. Chiara, appena diciottenne abbandona la casa paterna per seguire le orme di Francesco. Nonostante i tentativi intimidatori dei familiari, non cambia idea, al contrario inizia a ispirare altre ragazze e donne, che si uniscono al suo cammino di povertà.
Valutazione Pastorale
Il film “Chiara”, in concorso alla 79ᵃ Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, firmato da Susanna Nichhiarelli, è dedicato a Chiara Frugoni, nota storica e medievalista italiana scomparsa nell’aprile 2022. La regista romana di origini umbre, seppure non credente, si è accostata alla figura di Chiara durante un viaggio ad Assisi, soffermandosi poi durante il lockdown sugli scritti della Frugoni. Lì, nel tempo forzatamente sospeso a causa della pandemia, la Nicchiarelli ha deciso di voler raccontare la storia di quella ragazza straordinaria vissuta all’inizio del XIII secolo, che ha segnato (e rinnovato) insieme con san Francesco il cammino della Chiesa. La storia. Assisi, 1211. Chiara (Margherita Mazzucco) abbandona la casa paterna appena diciottenne per seguire le orme di Francesco (Andrea Carpenzano). Nonostante i tentativi intimidatori dei familiari, non cambia idea, al contrario, a ispirare altre ragazze e donne, che si uniscono al suo cammino di povertà. A frenare il suo progetto c’è però il Cardinale Ugolino, il futuro papa Gregorio IX (Luigi Lo Cascio)…
“La forza della storia di Chiara sta per me nella sua radicalità”. È quanto sottolinea la regista Susanna Nicchiarelli, precisando la prospettiva da cui osserva la figura di Chiara. La sua, aggiunge l’autrice, è “una radicalità che è sempre attuale, e che ci interroga in qualsiasi epoca. È la storia di una diciottenne che, per quanto in un contesto davvero distante dal nostro, abbandona la casa paterna, la ricchezza, la sicurezza, per combattere per un sogno di libertà: la mia speranza è che il film trasmetta a tutti l’energia di questa battaglia”. “Chiara” arriva nella carriera professionale della Nicchiarelli dopo altri due ritratti di donne forti e controcorrente: “Nico, 1988” (2017), sulla cantante dei Velvet Underground, e “Miss Marx” (2020), sull’attivista inglese Eleanor Marx. Dopo di loro c’è “Chiara”, la storia di una Santa, proposta per il suo coraggio profondamente umano, quello del tener testa a un mondo patriarcale, particolarmente rigido nei confronti delle donne. Una diciottenne che ha avuto la forza di rinunciare a se stessa, alle sue agiatezze, per seguire un sogno di povertà, la vocazione accesa dalla fede, sull’esempio di Francesco d’Assisi. Una religiosa che rifiuta di chiudersi in convento, il prevedibile cammino claustrale, ma vuole condividere insieme alle sue sorelle il messaggio del Vangelo tra la gente e con la gente. La Nicchiarelli rispetta il tempo della storia di Chiara, lo abita con il suo sguardo accorto e puntuale, inserendo però anche elementi di “ribellione” che si ricollegano alla sua cifra stilistica. Il film è infatti attraversato da raccordi musicali, in linea con lo spirito del tempo, come pure da una scarica contemporanea di sound rock. Sì perché la forza della sua Chiara è quella di essere inserita nel perimetro della Storia, ma protesa verso l’oggi. Aspetto nodale del racconto è il temperamento di Chiara: tiene conto delle regole che la società impone, ma non si rassegna a esse, soprattutto se sono marginalizzanti e “discriminanti” verso le donne. La giovane e brava Margherita Mazzucco, appena uscita da set della serie Tv “L’amica geniale” che l’ha lanciata, cesella lo sguardo di Chiara con forza e delicatezza, in maniera mite e fiera, umile e libera. Una Chiara determinata e resiliente, ben più solida del suo amico Francesco, come lui stesso le riconosce. Nell’insieme il film dimostra carattere, originalità, seppure di costruzione apparentemente classica; la Nicchiarelli mette a segno un’altra prova di regia grintosa. Raccomandabile, poetico, per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di approfondimento e dibattito.