Orig.: Stati Uniti (2002) - Sogg.: ispirato alla piece "Chicago" di Maurine Dallas Watkins - Scenegg.: Bill Condon - Fotogr.(Normale/a colori): Dion Beeb - Mus.: John Kander - Montagg.: Martin Walsh - Dur.: 113' - Produz.: Miramax Film.
Interpreti e ruoli
Renee Zellweger (Roxie Hart), Catherine Zeta-Jones (Velma Kelly), Richard Gere (Billy Flynn), John C.Really (Amos Hart), Queen Latifah (Mama), Colm Feore
Soggetto
Chicago, 1929. Roxie Hart arriva in città decisa a sfondare nel mondo dello spettacolo. Il suo modello è Velma Kelly, grande star del cabaret. Incontrato un certo Fred che le promette di presentarle le persone giuste, Roxie, pur sposata con Amos, ne diventa l'amante. Ma quando Fred le dice che voleva solo spassarsela con lei, Roxie impugna la pistola e lo uccide. In carcere, con sua grande sorpresa, Roxie é raggiunta proprio da Velma che a sua volta ha eliminato il marito e la sorella colti in intimità. Sono delitti per i quali é prevista anche la pena di morte. Solo una persona può intervenire con speranze di successo. Conquistato dalla personalità di Roxie, il famoso avvocato Billy Flynn accetta un compenso ridotto e si appresta a difenderla, puntando sull'immagine della peccatrice pentita. Così Roxie, grazie ad una campagna abilmente orchestrata, finisce su tutti i giornali, diventa famosa e il pubblico la reclama. Quando Billy pensa di lasciare l'incarico, Roxie si inventa di essere incinta, e dapprima lo manda via credendo di non averne più bisogno, poi, spaventata, lo richiama. In tribunale tutto sembra andare per il meglio, quando arriva Velma a testimoniare contro Roxie. Billy tuttavia rovescia ancora una volta la situazione, e Roxie viene proclamata innocente. Proprio in quel momento però un altro caso fuori del palazzo attira l'attenzione generale. Ben presto di Roxie non si occupa più nessuno. Tempo dopo Velma la incontra in un locale e le propone di tentare uno spettacolo insieme. Roxie accetta. Le due ragazze vanno in scena. E finalmente arriva il successo.
Valutazione Pastorale
La storia di "Chicago" nasce nel 1924 quando in città una certa Beulah Annam uccise l'amante. Maurine Watkins, giornalista del Tribune, scrisse in prima pagina la cronaca dell'avvenimento e, nel 1926, una piece teatrale. Seguirono due film e poi, nel 1975, la prima versione sotto forma di musical in palcoscenico ad opera di Bob Fosse. Fermatasi dopo la morte di Fosse nel 1987, l'idea di tradurre in film quel musical é finalmente arrivata in porto con la regia di Rob Marshall, ex assistente coreografo proprio di Fosse. Il risultato é, sul piano strettamente artistico, di grande pregio e di forte efficacia. Recuperando la migliore tradizione del versante 'riflessivo' del musical (da "West Side Story" a "Cabaret"), il copione disegna un affresco crudo e impietoso della Chicago anni '20 e delle regole che ne scandivano la vita. La scarna sequenza dei fatti parla di amanti, omicidi, ricatti, soprusi, compromessi: tutto finalizzato alla volontà di arrivare al successo, costi quel che costi, anche e soprattutto fingendo, assumendo altre identità, vendendosi a vario titolo a stampa, fotografi, affaristi di commercio. Ogni momento é accompagnato da balli e canzoni: quasi sempre notevoli, coinvolgenti, anche commoventi, inseriti come contraltare 'spettacolare' dell'azione che si è appena vista. L'omicidio é spettacolo, il tribunale é spettacolo, qualcuno manovra, qualcuno é manovrato. Ne emerge una visione della vita cinica e ingannevole, che il film da un lato denuncia dall'altro fa scorrere con naturalezza dentro il rutilante luccichio della messa in scena. Dal punto di vista pastorale, se é positivo il collocare ambienti e personaggi nella loro palese negatività, riserve vanno espresse per il fatto che un film di taglio brillante possa non far capire in pieno l'amarezza di una visione della vita dove tutti servono a tutti e con l'inganno si ottiene libertà.
UTILIZZAZIONE: per quanto detto sopra, il film, sia in programmazione ordinaria sia in altre circostanze, é da utilizzare per spettatori adulti, tenendo ben netta la distinzione tra l'alto livello professionale dello spettacolo e la distanza comunque da prendere, sotto il profilo etico e morale, dai fatti raccontati e dai tipi di vita proposti.