Sogg. e Scenegg.: Sandro Cecca - Fotogr.: (panoramica/a colori) Paolo Ferrari - Mus.: Roberto Coccia - Montagg.: Alfredo Muschietti - Dur.: 95' - Produz.: Mito Film, Raidue
Interpreti e ruoli
Patrick Bauchau (Boris Peralta), Marina Giulia Cavalli (Sara Koch), Stefano Abbati (Tito Lectoure), Barbara Kero (Clarita De Mejo), Marioletta Bideri, Sergio Fiorentini, Alessio Orano
Soggetto
nell'automobile in fiamme alla periferia della città muore carbonizzata la contessa De Mejo, mentre il più giovane marito, lo scrittore Valerio Kovacs, gravemente ustionato, viene soccorso e trasportato in ospedale. Mentre lo operano, in sala d'attesa confluiscono quattro persone a lui legate da diverse relazioni: quella di Boris Peralta, ex poliziotto radiato ed ora detective, che non vede Valerio da tre anni; quella della figliastra Clarita De Mejo, figlia della defunta contessa; quella di Sara Koch, amante dell'ustionato; quella del misterioso Tito Lectoure, un killer professionale, che vuole provocare, o attendere, il trapasso di Valerio. Con l'aiuto dell'ex collega ed amico capitano Alzamendi, Boris indaga su Tito e Sara, e scopre che Valerio aveva due biglietti, solo andata per Ryad, intestati a lui e quest'ultima. Costei, ex squillo ed ora titolare di un'agenzia di hostess, sembra l'unica affezionata a Valerio, oltre alla figlia, che però si comporta polemicamente sia con Boris che con Sara, che la sospetta apertamente di puntare solo all'eredità materna, messa a rischio da un eventuale testamento in favore di Valerio. Nel corso della notte Boris ferma Tito che vuole sopprimere Valerio passando per il davanzale, ma l'uomo muore. Sara precipita dalla finestra del bagno. Il suo grido disperato fa escludere a Boris che si tratti di suicidio. Tito, dopo aver avvisato un misterioso interlocutore, se ne va. Tra gli oggetti personali di Valerio c'è una busta per Boris. Dentro, tra le righe di un racconto, emergono con l'inchiostro simpatico promettenti dichiarazioni su un traffico di oggetti d'arte. Più tardi, con l'aiuto di Alzamendi, Boris capisce che Valerio sostituiva, con l'aiuto di Clarita, gli oggetti autentici della collezione De Mejo coi falsi, vendendo i primi all'organizzazione facente capo al misterioso mandante di Tito Lectoure, che tende un agguato a Boris per sottrargli il compromettente dossier, e dopo feroce colluttazione soccombe. Da Clarita, Boris apprende che quest'ultima aveva una relazione con Valerio, col quale doveva fuggire per sempre. Dopo un fugace rapporto con la giovane, Boris si trova in casa lo stesso Valerio. Costui ha architettato tutto: ha soppresso la contessa, ed ha posto un barbone ubriaco coi suoi documenti al volante della sua automobile. Lo scopo era, ovviamente, quello di liberarsi della De Mejo, intascare l'eredità ed i proventi del traffico d'arte e fuggire con Clarita, con la quale ha una relazione appassionata. Dopo aver ucciso l'amico, Valerio fugge con la giovane amante. Sulla strada della fuga i due, scambiandosi effusioni, non notano un enorme cartello che preannuncia una pericolosa deviazione.
Valutazione Pastorale
il giallo con scambio di persona è uno dei luoghi più comuni e scivolosi del genere: il tema dell'ustionato irriconoscibile lo è altrettanto. Nulla di nuovo, quindi, sotto questo punto di vista. La recitazione è decorosa solo in alcuni personaggi (Boris, Sara, il capitano), incolore in altri (Tito), ma ben al di sotto della sufficienza (Clarita). Viste anche alcune smagliature nel soggetto, non è che questo "Complicazioni nella notte" susciti l'entusiasmo, anche se bisogna riconoscere al regista, specie nella prima parte del film, un certo mestiere. È evidente il suo intento visivo "geometrico", di scuola anglosassone, confermato anche da un uso della fotografia plumbeo ed ossessivo. Nella seconda parte, l'accavallarsi delle vicende prende la mano al soggettista-regista Sandro Cecca, qui alla sua opera prima. Egli si disperde in una pleiade di allusioni e situazioni che spesso impediscono allo spettatore di farsi un'idea chiara di ciò che sta accadendo, complici anche alcune incongruenze ed ingenuità narrative non nuove a questo tipo di spettacolo, costretto ad inventarsi l'impossibile pur di catturare lo spettatore. Circa le valutazioni pastorali, al di là dell'evidente immoralità dei personaggi, resta plausibile dal genere, resta la positività dell'amicizia di Boris per Valerio e con l'ex collega Alzamendi, ed anche il sentimento dell'ex prostituta Sara per l'ustionato è sincero. Negativi gli altri personaggi, la cinica Clarita, il diabolico Valerio, lo spietato Tito: ma sono ruoli ben chiariti dal regista sul piano della valutazione. Non resta quindi, per la materia trattata e per talune situazioni verbali e visive, che affidarsi al criterio della discutibilità.