COMPLICE LA NOTTE

Valutazione
Inaccettabile, negativo
Tematica
Genere
Commedia
Regia
Mike Figgis
Durata
99'
Anno di uscita
1997
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
ONE NIGHT STAND
Distribuzione
Cecchi Gori Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Mike Figgis
Musiche
Mike Figgis

Sogg. e Scenegg.: Mike Figgis - Fotogr.: (Normale/a colori) Declan Quinn - Mus.: Mike Figgis - Mon-tagg.: John Smith, Enid Harris - Dur.: 99' - Produz.: Ben Myron, Mike Fig-gis, Annie Stewart

Interpreti e ruoli

Wesley Snipes (Max Carlyle), Nastassja Kinski (Karen), Robert Downey Jr. (Charlie), Ming-Na Wen (Mimi), Kyle Mac Lachan (Vernon), Glenn Plummer (Margaux), Thomas Hayden Church, Julian Sand, Ione Skye, John Ratzenberger

Soggetto

Max Carlyle fa il regista pubblicitario, è sposato, ha due bambini e una vita felice. Finito un lavoro a New York, gli capita di perdere l'aereo per tornare a casa e un incontro casuale lo porta a fare conoscenza con Karen, bella e a sua volta sposata. Max accetta l'ospitalità di Karen, passa la notte con lei e i due alla fine si abbandonano all'attrazione reciproca. Tornato a Los Ageles, Max è tormentato dal rimorso, e la moglie Mimì intuisce che qualcosa è successo. Un anno dopo, Max torna a New York per stare vicino all'amico Charlie, ricoverato in ospedale per AIDS. In stanza Max, che è insieme alla moglie, si ritrova faccia a faccia con Karen, il cui marito è Ver-non, fratello di Charlie. L'imbarazzo tra i due si scioglie quando le due cop-pie cominciano a frequentarsi. Tempo dopo, Charlie muore e, al ricevimento seguente al funerale, Max e Karen si lasciano andare nuovamente alla pas-sione. Mentre sono appartati, sentono rumori e scoprono in intimità Mimì e Vernon. Passa un altro anno, le due coppie escono dal ristorante ma i ruoli sono invertiti, Max va via con Karen, Minnie con Vernon.

Valutazione Pastorale

il film è attraversato dalla tipica filosofia americana del cercare sempre ed in ogni situazione la propria felicità, una sorta di filo-sofia pagana del 'carpe diem' che comprende la realtà terrena e quella ultra-terrena. Anche la malattia (l'AIDS, malattia-metafora del peccato di fine millennio) diventa strumentale ad una sorta di ricatto sentimentale che fa da sponda ad un tipo di esistenza tutto concreto e materialista. Coinvolgente nella prima mezz'ora, il film scade poi in un relativismo snobistico e preten-zioso, in cui i valori della solidarietà e dell'amicizia sono svenduti a peso sulla bilancia della facile commozione. Dal punto di vista pastorale, prevale una negatività etica che non può essere accettata, pur restando utile (conside-rata anche la qualità professionale del lavoro) come occasione di riflessione su modi e forme di comportamento.
Utilizzazione: il film è da escludere dalle programmazioni ordinarie. Potreb-be essere recuperato in situazioni più ristrette e motivate in cui, con opportu-ni supporti e spiegazioni, si possa discutere su forme culturali tipicamente americane, che stanno ormai dilagando in Europa e nel resto del mondo.

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