Sogg e Scenegg.: Ingmar Berg- man dal proprio romanzo omonimo - Fotogr.: (Normale/a colori) Sven Nyk- vist - Mus.: Brani tratti da Bach, Shostakovich - Montagg.: Michal Leszczy- lowski - Dur.: 130' - Produz.: Ingrid Dahlberg per Sveriges Television Dra- ma
Interpreti e ruoli
Pernilla August (Anna Bergman), Max Von Sydow (pastore Jacob), Samuel Fröler (Henrik Bergman), Thomas Hanzon (Tomas Eger- man), Anita Bjork (Karin Akerblom), Vibeke Falk (signorina Nylander), Kristina Adolphson (Maria), Gunnel Fred, Hans Alfredson, Bengt Schött.
Soggetto
In Svezia Anna, donna sposata con tre figli, vive una relazione con un giovane studente di teologia. Seguendo le indicazioni date da Lutero, che ha abolito la confessione cattolica a favore di una più informale 'conversazione privata', Anna confida il fatto al pastore Jacob, suo consigliere spirituale. Prendono così il via cinque conversazioni, attraverso le quali si ricostruiscono i fatti e le situazioni che hanno portato Anna a vivere quell'episodio. La prima rimanda al luglio 1925, quando Anna e il pastore Jacob si incontrano per caso a Stoccolma e lei, scoppiata a piangere, le racconta della relazione con Tomas. La seconda un mese dopo, agosto 1925, quando, nella casa estiva, Anna confessa tutto al marito che, dapprima comprensivo, esplode poi in una rabbia furibonda. Nella terza, maggio 1925, viene ricordata una fuga d'amore tra Anna e Tomas nella casa vuota dell'amica Marta. La quarta conversazione è dell'ottobre 1934 quando, quasi dieci anni dopo gli eventi, Anna va a trovare Jacob ormai morente. Gli dice che la vicenda si è risolta per il meglio e che il rapporto col marito è stato recuperato. Anna trova poi una foto che la ritrae nel giorno della cresima. E' il passaggio alla quinta conversazione, maggio 1907, quando Anna adolescente disse a Jacob di non voler ricevere la comunione. Nell'epilogo, Anna, dopo aver ricordato quell'episodio lontano ormai trenta anni, lascia con un sorriso la casa del pastore.
Valutazione Pastorale
Ingmar Bergman, il grande regista svedese, ha scritto dapprima il romanzo omonimo, poi la sceneggiatura, mentre ha affidato la regia a Liv Ullmann, attrice bergmaniana per eccellenza, qui alla terza prova come regista. Merita sottolineare che il film destinato alle sale, è una sintesi di due ore delle 3 ore e 20' della serie andata in onda alla televisione svedese. Ciò si avverte in una certa frammentazione nel montaggio delle cinque conversazioni, del prologo e dell'epilogo e in qualche dialogo non sempre compiuto. Ma la sostanza del racconto resta compatta e interessante. Bergman insiste sul versante autobiografico: il film comincia all'incirca dove finiva quello di Billie August "Con le migliori intenzioni", cioè dopo qualche anno di matrimonio dei genitori di Ingmar. Ma la Ullman fa in modo di trarne un quadro più generale, nell'insieme riuscendo a mettere al centro del racconto il rapporto tra bugia e tolleranza, tra verità e comprensione: temi forti, visti all'interno della rigida religiosità luterana e che vanno a toccare la dimensione più profonda del senso del peccato e della trasgressione. Dal punto di vista pastorale, il film si muove tra momenti un po' ambigui ed altri più felicemente propositivi, sempre comunque tenendo in primo piano la complessità dell'argomento di fondo, il problema profondo e alto della spiritualità dell'individuo alla prova dei fatti quotidiani, del confronto con la realtà, con la vita, con Dio.
Utilizzazione: il film è da vedere con attenzione, per l' opportunità che offre di confrontarsi ancora una volta con il mondo spirituale del Nord Europa, con le sue convinzioni, le sue contraddizioni, il suo rigore morale ed esistenziale.