Interpreti e ruoli
Bartosz Bielenia (Daniel), Aleksandra Konieczna (Donna), Eliza Rycembel (Eliza), Tomasz Zietek (Pinczer), Lukasz Simlat (Prete Tomasz), Barbara Kurzaj (Vedova), Leszek Lichota (Sindaco)
Soggetto
Polonia oggi. Daniel è un giovane detenuto in un riformatorio che ottiene un permesso d’uscita e viene mandato in una piccola cittadina rurale per lavorare in una falegnameria. All’arrivo si traveste da sacerdote e si presenta come tale. Si troverà a sostituire il parroco…
Valutazione Pastorale
Presentato alla 76a Mostra del Cinema della Biennale Venezia e candidato agli Oscar 2020 come miglior film straniero, “Corpus Christi” del regista polacco Jan Komasa trae spunto da una vicenda realmente accaduta in Polonia: un giovane che si è spacciato per sacerdote e, come tale, ha celebrato ed amministrato i sacramenti. È quello che accade a Daniel, detenuto in un riformatorio, con il desiderio, difficilmente realizzabile dati i suoi precedenti penali, di diventare prete. Quando viene inviato, in permesso lavorativo, in una falegnameria di un villaggio rurale molto lontano dal luogo dove sconta la pena, il giovane si spaccia per un sacerdote e si troverà a dover sostituire il parroco che, stanco e sfiduciato, si prende un periodo di pausa. Daniel (che ha il volto inquietante, innocente e sofferto del bravissimo Bartosz Bielenia) vive intensamente la finzione, prega e celebra, amministra i sacramenti per quella piccola comunità di credenti smarriti e divisi, sofferenti e prigionieri del rancore e dell’incapacità di perdonare, o forse perdonarsi, per un incidente stradale che ha provocato sette vittime. Anche se colui che lo ha causato è tra queste, resta la vedova, da insultare, da emarginare. Il finto sacerdote assolve con profonda convinzione al suo “compito”: le liturgie, i conflitti familiari, le miserie consegnate alla confessione, gli slanci e i dubbi dai quali neanche lui è esente, cercando di risvegliare una fede sopita e ridotta per molti a pura e semplice ritualità. Ma la finzione viene scoperta e Daniel si ritrova al punto di partenza.
“Corpus Christi” è un film intenso e coinvolgente, seppure con qualche incertezza e pesantezza di troppo, che deve molto, se non tutto, al suo protagonista. Ai suoi sguardi, ora persi nelle feste a base di droga, ora gioiosi nel condividere una canzone in un momento di festa, o ancora inquieti alla ricerca delle parole giuste per far breccia nei cuori inariditi dei suoi parrocchiani e, non di rado, fissi sul crocifisso come in attesa di un segno, di una risposta. “Corpus Christi” è un film che pone al centro la fede, declinata in termini di perdono, riscatto, autenticità e libertà, accoglienza e Salvezza. Dal punto di vista pastorale il film “Corpus Christi” è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti, adatto per i temi affrontati a un pubblico adulto.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria. In considerazione dei temi trattati è bene proporlo ad un pubblico adulto.