Film di chiusura alla 15a Festa del Cinema di Roma (2020)
Interpreti e ruoli
Kim Rossi Stuart (Bruno Salvati), Lorenza Indovina (Anna, moglie di Bruno), Barbara Ronchi (Fiorella, sorella di Bruno), Fotinì Peluso (Adele, figlia maggiore di Bruno), Tancredi Galli (Tito, figlio minore di Bruno), Giuseppe Pambieri (Umberto Salvati, padre di Bruno), Nicola Nocella (Nicola, l'infermiere), Raffaella Lebboroni (Paola Bonetti, medico oncologo)
Soggetto
Roma oggi. Bruno Salvati è un regista cinematografico in stallo. Il suo ultimo progetto fatica a decollare e a casa poi le cose non vanno benissimo: è separato dalla moglie Anna e con i figli, Adele e Tito, ha un rapporto buono ma dal dialogo incerto. Un piccolo incidente lo porta a fare delle analisi del sangue da cui emerge che Bruno ha una forma di leucemia ed è costretto a trovare un donatore per il trapianto. Piombato in un incubo, l’uomo prova a reagire come può ma i risultati sono altalenanti. Un giorno il padre Umberto gli rivela di avere una figlia segreta, nata fuori dal suo matrimonio. Per Bruno è uno shock ma anche una timida speranza di salvezza…
Valutazione Pastorale
Come nei suoi precedenti film – “Scialla!” (2011), “Noi 4” (2014) e “Tutto quello che vuoi” (2017) – Francesco Bruni ha costruito un racconto attingendo a piene mani dal suo vissuto. In quest’ultimo, “Cosa sarà”, forse i richiami sono ancor più forti e vibranti: nel 2017, infatti, è stato travolto dalla diagnosi di una malattia, un tumore del sangue, la stessa patologia che combatte il protagonista Bruno. Quel faccia a faccia con il male, dunque, è il punto di contatto tra autore e personaggio; un faccia a faccia messo in scena con forte realismo, un dramma acuto ma sempre sotto controllo, senza sbavature, disinnescato da preziose dosi di autoironia.
Attraverso Bruno sperimentiamo così tutte le fasi della discesa negli inferi della malattia: lo svelamento della diagnosi, il difficile dialogo da costruire con il medico, le tante domande che turbinano nella mente; e ancora, il trovare il modo giusto per dirlo a casa, ai propri figli, ma soprattutto come chiudere aiuto, da che parte cominciare. Insomma, un vortice di pensieri ed emozioni contrastanti, che atterriscono e fanno sobbalzare. Bruno non si arrende, non rimane immobile; e laddove appare insicuro intervengono i suoi familiari, dall’ex moglie Adele, che lo accoglie in casa come un porto sicuro, ai figli che dimostrano grande lucidità e maturità. E ancora, fecondo è quel dialogo ritrovato con il padre anziano, che gli schiude un aspetto inatteso nella sua esistenza: Bruno ha una sorella, Fiorella, che non è solo una possibile salvatrice per lui, è anzitutto quel tassello familiare che mancava, a lungo intuito ma mai compreso.
Attraverso il viaggio di Bruno, dunque, non sperimentiamo solo la sfida alla malattia, ma anche il guardarsi allo specchio e provare a dare un senso alla propria esistenza, spesso lasciata andare con troppa trascuratezza. La malattia è una scossa profonda che spinge a denudarsi di sovrastrutture inutili e mettere a fuoco ciò che conta, o meglio, chi conta. Bruno riscopre quanto sia fondamentale la moglie Anna nel suo quotidiano, come pure i gesti e le parole condivise con i figli. Bruno si risente marito, padre, figlio e infine fratello. Si sente parte di un tutto, che non vuole in alcun modo lasciare. E così combatte, dà battaglia al suo “Moloch”.
Una bella sorpresa dunque “Cosa sarà”, che è molto più di un “cancer movie”: è un intenso viaggio nelle pieghe della malattia ma soprattutto nei rivoli della vita, un percorso di smarrimento e ricentramento. Scritto con grande padronanza e raffinatezza – Bruni prima di essere un regista è uno sceneggiatore di lungo corso, autore tra l’altro del “Montalbano” televisivo –, “Cosa sarà” è un film che fa bene, e molto: ci ricorda che il male o la morte non costituiscono mai l’ultima parola, e che la vita va giocata fino in fondo.
A imprimere una decisa forza al racconto è il cast tutto, da Lorenza Indovina a Raffaella Lebboroni, come pure i giovani Fotinì Peluso e Tancredi Galli; su tutti però spicca un Kim Rossi Stuart di singolare bravura: la sua è una recitazione matura, misurata, capace di dosare l’alto e il basso, tensioni e raccordi brillanti. Emozionante. Nel complesso il film “Cosa sarà” è da valutare dal punto di vista pastorale come consigliabile, problematico e adatto di certo per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito per affrontare i temi della malattia, della famiglia e del dialogo genitori-figli.