Sogg. e Scenegg.: Paul Meyer - Fotogr.: (normale/b.n.) Freddy Rents - Mus.: Arsene Souffriau - Montagg.: Paul Meyer, Rose Tuytschaver - Dur.: 87' - Produz.: Les films de l'eglantine
Interpreti e ruoli
Domenico Mescolini (Domenico), Valentino Gentili (Valentino), Luigi Favotto (Luigi), Giuseppe Cerqua (Giuseppe), Attilio Sanna (Attilio), Pietro Sanna ( Pietro), Brighella (Brighella), Renato Di Marco, Dolores Oscari, Alice Sanna, Mela Franco, Marie-Louisa Franco, Luigino Sartori, Victor Ghislain
Soggetto
un emigrato italiano in Belgio, Pietro, riceve la famiglia alla stazione del centro minerario di Borinage: la moglie e quattro figli. Il maggiore, Giuseppe, è destinato alla miniera, pur essendo ancora minorenne, mentre i due maschi, Attilio e Luigi, andranno, accompagnati da un ragazzo più grande, Valentino, oriundo e bilingue, alla scuola per emigrati, dove un maestro insegna loro i primi rudimenti del francese. Le abitazioni dei minatori sono assai modeste, anche se animate dai giochi dei bimbi, che a volte si protraggono fino a tarda sera. La fatica è scarsamente retribuita e la chiusura di miniere non infrequente, tra uno sciopero e l'altro; in più i comprensibili problemi determinati dalle difficoltà di integrazione con i nativi. La giornata è pesante per i minatori, più spensierata per i ragazzi, che trovano nel gioco il loro svago, rotolandosi in gara con i compagni belgi giù da cumuli di carbone su cui già spunta l'erba. Mentre un gruppo di immigrati greci canta e balla in uno spazio fra le case, l'anziano Domenico alla vigilia del suo sospirato rientro in Italia va in giro sulle alture con il piccolo Luigi, per sintetizzargli cosa è vermante il Borinage ai loro piedi: per lui un sinonimo di pericolo in miniera, di polvere nera, di lavoro pesante e di miseria. Poi a casa, in Italia, torna anche il grasso signor Brighella, mercante nero durante la guerra, diventato poi una specie di sindacalista e faccendiere tra i compatrioti.
Valutazione Pastorale
prodotto nel 1959, questo film di veramente suggestivo ha solo il fascino di una bella fotografia in bianco e nero; per il resto si tratta di un'evidente omaggio al neorealismo italiano, ma con una sostanziale incapacità di scavare a fondo nella psicologia dei personaggi e soprattutto nel rendere vivi e palpitanti i loro drammi psicologici ed esistenziali. Sembrano, infatti, i protagonisti del film, degli stereotipi: la famiglia italiana numerosa dove tutti si vogliono bene; il caporione ammanicato con le autorità civili e religiose che finge bonomia e sollecitudine e in realtà fa gli affari suoi; il personaggio tanto naif quanto poco credibile di Domenico. Si avverte certo interesse e simpatia del regista belga per la comunità italiana, interesse presumibilmente nato da idee politiche opposte a quelle dominanti nella sua terra, assai dura con gli immigrati, anche per il notevole peso antropologico provocato colà da questo fenomeno.