Sogg. e Scenegg.: Marta Meszaros, Eva Pataki - Fotogr.: (normale/a colori) Nyika Jancso - Mus.: Zsolt Dome - Montagg.: Eva Karmento - Dur.: 113' - Produz.: Mafilm, Bufapest Studio
Interpreti e ruoli
Zsuzsa Czinkoczi (Juli), Anna Polony (Magda), Jan Nowicki (Janos), Mari Torocsik (Vera), Ildiko Bansagi (Ildi), Lajos Balazsovits, Jolan Jaszai, Istvan Hirtling, Peter Kertesz, Adel Kovats
Soggetto
1956. Mille eventi accadono a Budapest nell'ottobre del '56. La statua del despota dell'Impero sovietico viene abbattuta a furor di popolo. Janos (raggiunto da Ildi sua moglie) è tornato in libertà. Potenti compagni fuggono in camion verso Vienna e Praga, ma lasciano brutalmente a terra Magda, smarrita e delusa per il terremoto politico. Juli torna a Budapest, vi trova lutti e macerie, la nonna è perita per la fucilata di un cecchino russo, ma c'è sua zia Vera (che ha conosciuto i suoi genitori, sempre vivi nella memoria), nonché Janos, il quale come altri patrioti gira con il bracciale tricolore e, rientrato in fabbrica, incita i suoi operai allo sciopero ed alla resistenza. Magda (che nel frattempo ha appreso dell'innocenza del padre di Juli), cova vendette di ogni genere, ma finisce con il tentare il suicidio e piange amaramente su ideologia e aspirazioni. Quando è a Budapest, Juli è fermata dalla polizia (circolava durante il coprifuoco); rilasciata, si porta a casa un altro fermato (un certo Peter), che poi diventerà suo compagno. In città si susseguono le esumazioni di gente condannata a morte oscura e fatta sparire. Andras (il figlio di Janos) fugge e si rifugia a Vienna, per andare a Parigi. Il padre insieme a Juli lo accompagna nel passaggio della frontiera sotto le fucilate delle guardie, ma da Vienna ritorna alla capitale con la ragazza, poiché sente che i suoi ideali di lotta lo richiamano là, ora che forze reazionarie e fasciste spadroneggiano. Juli continua a fotografare macerie, pestaggi, violenze ed esumazioni, con occhio attento alla realtà, aiutata anche da Peter. Mentre Ildi partorisce un bambino, si avvicina il Capodanno. Magda, Vera, Juli, Janos ed altri, per festeggiarlo malgrado tempi così duri, si mascherano con abiti e costumi di foggia borghese e danzano storditamente (vi è perfino una grottesca sfida, rivoltelle alla mano, fra una Magda frustrata e impotente e l'ingegnere). A maggio del '57 Janos Kadar assume il potere: la lotta tra vetero-stalinisti, elementi reazionari e magiari autentici sembra sopita a tratti, ma nella fabbrica di Janos c'era un delatore e vi saranno il processo e la condanna a morte dei resistenti. Anche Janos subirà la pena capitale (l'esecuzione sarà il 4 settembre del '58, dopo essersi lui fatto beffe dei giudici fino all'ultimo nell'aula del Tribunale, dichiarandosi sarcasticamente nello stesso tempo vero comunista, fascista, ex-agente dell'Ammiraglio Horty il Reggente, della Jugoslavia e della Cia. Anni dopo, mentre posano un fiore ai bordi di una boscaglia là dove pare giacciano le ossa di Janos, Ildi e il bambino sono inseguiti e bastonati da poliziotti a cavallo. Juli ora si è fatta adulta e ha il lavoro che la interessava. Ma la pace e la libertà non sono tornate in Ungheria e la sua cinepresa dovrà ancora essere puntata su palazzi in rovina, uccisioni e carri armati sovietici, contro cui in anni futuri, ma non lontani, si presenteranno inermi i generosi petti della nuova generazione ungherese.
Valutazione Pastorale
La regista ungherese Marta Meszaros ha realizzato in forma di trilogia ben tre film: Diario per i miei figli Diario per i miei amori Diario per mio padre e mia madre. 360 minuti che concernono fatti nella cornice di un ventennio di vita moscovita e magiare sotto lo strapotere comunista. Con tutto il dovuto rispetto per quelle dolorose vicende e pur tenendo conto dell'accavallarsi di eventi storicamente innegabili, non si può non rilevare che in un solo film di due ore tutto poteva essere più validamente e stringatamente espresso. Vi sono accadimenti di immediata presa, ma anche molte reiterazioni. Ai copiosi inserti documentaristici si alternano episodi di minore interesse, momenti insistiti e perfino ingenuità narrative. La Storia conserva il suo interesse, gli orrori, le persecuzioni e la malvagità hanno il loro peso, ma la tegraggine finisce con lo stancare. Il plumbeo non rende mai e non sempre la essenzialità del racconto ne esce salvaguardata. Un problema non secondario, anche dal punto di vista puramente cinematografico, è dato dai ricordi infantili della protagonsita: sono pochi flash-back, che nella memoria e nel diario filmato di Juli riaffiorano con eccessiva insistenza, ovviamente sempre uguali e finiscono anch'essi con il manifestarsi fragili e pallidi, con un impatto psicologico più che modesto. Non si può negare che l'angoscia dell'atmosfera non sia rispettata: sono i vari rapporti familiari che appaiono trascinarsi stancamente, anche se all'inizio quello Magda-Juli (la questione dell'adozione) appariva come il più promettente. Alcuni dettagli sono o ripetitivi, o inutili. Dei tre film girati in tempi diversi solo il primo è in bianco e nero e, quanto a suggestione e realizzazione, risulta il più autentico, anche dal punto di vista formale. Buona è la descrizione ambientale ma, nonostante la lunghissima vicenda narrata, questa trilogia, pure ricca di passione politica, di furori, torture, vendette e paure, non offre mai con la eccezione di una Messa natalizia lampi di valori spirituali. Il solo personaggio più inciso che disegnato è quello di Magda. Non è per pregiudizio o cattiveria, ma bisogna pure aggiungere che la giovane interprete di Juli né per doti fisiche, né per spiccate qualità espressive appare l'ideale per le prestazioni che il ruolo richiedeva.