Orig.: Italia (2001) - Sogg. e scenegg.: Francesca Archibugi - Fotogr.(Scope/a colori): Luca Bigazzi - Mus.: Battista Lena - Montagg.: Jacopo Quadri - Dur.: 106' - Produz.: Guido De Laurentiis, RAI Cinema con la partecipazione di Tele +.
Interpreti e ruoli
Marco Baliani (Paolo), Ornella Muti (Stefania), Valerio Mastandrea (Giovanni), Patrizia Piccinini (Betty), James Purefoy (Andrew), Niccolò Senni (Filippo), Ilaria Occhini (madre di Giovanni), Anna Wilson-Jones, Silvio Vannucci
Soggetto
Come tanti altri in Italia, anche Cacchiano, paesino dell'Umbria, é meta sia turistica (c'é nella chiesa una bellissima Annunciazione del Beato Angelico) sia gastronomica (si produce un ottimo salame all'aglio). Ma un giorno la terra trema a Cacchiano. La scossa è forte, nono grado della scala Mercalli. Dopo i bruttissimi attimi di paura, si fanno i conti. Non ci sono stati morti, ma tutto é raso al suolo, tutti i punti di riferimento della vita quotidiana sono scomparsi. Bisogna ricominciare da capo. E adattarsi a vivere precariamente. Ecco allora il geometra Zerenghi con la moglie Stefania e i due figli detti Ago e Filo; ecco Gianni con la madre signora Moccia malata e ormai senza memoria; ecco Vale e Tina, due ragazzine grandi amiche che si confidano tutto; ecco Betty insegnante alla scuola media 'Elsa Morante', donna sola per precisa scelta; ecco Andrew, un inglese arrivato per lavorare all'affresco. Tutti devono giocoforza intrecciare bisogni e necessità che prima non erano abituati a mettere in comune. E mentre si succedono altre scosse, i rapporti si fanno difficili: Ago vede la madre appartata con Gianni e crede che siano amanti; Betty vorrebbe lasciare il container dove vive con l'inglese e una donna, ma finisce per cedere e si bacia con lui; Tina e Vale, dopo essersi scambiate segnali di affetto, cominciano a litigare; Paolo dice al figlio che Gianni è gay; la fabbrica di salami non riapre; Andrew rimane ferito mentre si trova in chiesa. Alla fine Vale informa su quello che hanno fatto i singoli personaggi. E di se stessa dice che é cambiato qualcosa: e si alza la maglietta.
Valutazione Pastorale
Non c'é dubbio che il terremoto funziona come rinvio ad altro, come evento che obbliga coloro che sono coinvolti a mettersi a nudo, a rivelarsi a se stessi e agli altri. Perciò, pur girato in 'esterni' il film, per ammissione della regista, non ha il carattere esplicito di denuncia (sulle carenze nei soccorsi e nella ricostruzione) ma tende a dare la misura degli stravolgimenti individuali, nella famiglia, nel lavoro, nell'equilibrio interpersonale. Proprio in questo ambito emergono lacune e carenze. Non è mai chiaro che cosa la Archibugi voglia comunicare: la rassegnazione, la rabbia, l'indifferenza?. I rapporti tra i personaggi sono confusi e non di rado superficiali, i dialoghi sono arruffati e inconcludenti, manca (o rimane a metà) la costruzione interna di ciascun protagonista. Troppe situazioni (la mamma di Gianni, l'insegnante Betty...) rimangono artificiose e inespresse. Inattendibile al limite dell'irritante è il rapporto tra le due bambine, con accenni di morbosità superflua e inutile. Si può dedurre che al crollo del paese segua il crollo dei rapporti affettivi ma tutto è detto con toni acidi e scostanti, con la rassegnazione di prendere atto che il domani non arriva più. Resta l'impressione di un film irrisolto e di una difficoltà da parte della Archibugi nel trattare temi sentimentali e psicologici. Dal punto di vista pastorale, la valutazione è quella del discutibile, per lasciare adito ad una riflessione il più aperta possibile, e sottolinenando che ambiguo é il tono prevalente del film.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria. Da proporre in occasioni mirate, per il ritratto che offre di un'Italia divisa tra macerie naturali e insicurezze morali.