Sogg. e Scenegg.: Gregg Araki - Fotogr.: (normale / a colori) Jim Fealy - Mus.: Autori vari - Mon-tagg.: Gregg Araki - Dur.: 81' - Produz.: Andrea Sperling, Gregg Araki,Yves Marmion VIETATO AI MINORI DEGLI ANNI DICIOTTO
Interpreti e ruoli
Rose McGowan (Amy Blue), James Duval (Jordan White), Jonathon Schaech (Xavier Red), Dustin Nguyen, Margaret Cho, Heidi Fleiss, Christopher Knight, Amanda Bearse, Perry Farrel, Don Galloway, Dewey Weber, Khristofor Rossianov, Paul Fow, Salvator Xuereb, Parker Posey, Johanna Went, Nicky Katt, Lauren Tewes, Parker Posey, Cress Williams
Soggetto
La diciassettenne Amy Blue e il suo ingenuo ragazzo Jordan White fermano l'automobile per soccorrere il giovane Xavier Red, pesto e sanguinante sul selciato. Insieme sostano quindi presso un Quickiemart per qualche acquisto: appena il commesso dichiara il prezzo (6 dollari e 66) nes-suno dei tre si trova in tasca la somma. Inventano scuse per uscire per rime-diare il denaro, cioè per allontanarsi senza pagare: alla reazione del commes-so, lo sconosciuto Xavier, appena soccorso, roteando un coltellaccio gli mozza la testa. Dopo essere fuggiti, i tre seguitano a uccidere nella maniera più orrida, andandosene poi senza sussulti di coscienza, in una fuga alluci-nante, unicamente preoccupati di non farsi individuare dai poliziotti. Per il resto trascorrono le giornate fumando, bevendo, accoppiandosi a turno, indif-ferentemente, o in ammucchiate erotiche frenetiche, fra battute turpi, esibi-zioni ripugnanti, particolari rivoltanti, trovando per giunta modo di interro-garsi sul senso della vita. Poi nella notte alcuni teppisti assalgono Amy, Xavier e Jordan: questi soccombe dopo essere stato evirato. Ad Amy e Xavier non resta che percorrere con l'automobile una strada senza meta.
Valutazione Pastorale
Documentario esasperato quanto è possibile di un modo di vivere o di sprecare la vita di una frangia reale di gioventù disan-corata da ogni principio e da ogni valore. "Doom Generation" ovvero "la generazione della morte" è una provocazione centrata sulla pseudo-estetica di una trasgressione, anzitutto verbale ma essenzialmente sessuale, così ripe-titiva da diventare banalità, quasi un cascame "post moderno" dell'ossessiva patologia di De Sade, capace però di suscitare un brivido nel ricordo di quel-la "banalità del male" che ha già tragicamente segnato la storia dell'umanità. Un male però non denunciato ma soltanto descritto in un modo non privo di morbosi compiacimenti. Un film ripugnante, quindi, perché costruito su comportamenti depravati proposti sostanzialmente come modelli.