Premio per la miglior sceneggiatura Festival di Cannes 2021; Premio Oscar 2022 Miglior film internazionale; Premio Golden Globes 2022 Miglior film straniero; Premio Bafta 2022 Miglior film straniero - Tratto dall’omonimo racconto di Murakami Haruki pubblicato in Italia da Einaudi in “Uomini senza donne” (2015)
Interpreti e ruoli
Nishijima Hidetoshi (Kafuku), Miura Toko (Misaki), Kirishima Reika (Oto), Masaki Okada (Kôji Takatsuki)
Soggetto
Giappone oggi. Kafuku, attore e regista teatrale, accetta di dirigere la pièce “Zio Vanja” per un festival a Hiroshima. Lì conosce la giovane Misaki, incaricata di fargli d’autista. Giorno dopo giorno, viaggio dopo viaggio, Kafuku e Misaki, superando diffidenze e paure, cominceranno a raccontarsi….
Valutazione Pastorale
amaguchi Ryusuke, classe 1978, nel 2021 pochi mesi dopo aver conquistato l’Orso d’argento, gran premio della giuria al Festival di Berlino per “Il gioco del destino e della fantasia” si aggiudica anche il Premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes con “Drive my car”. Tratto dall’omonimo racconto di Murakami Haruki e pubblicato in Italia da Einaudi in “Uomini senza donne” (2015), il film è una profonda riflessione sul potere delle parole, sull’amore, sulla sincerità e sulla possibilità/necessità di costruire rapporti autentici.
La storia. Kafuku, attore e regista teatrale, vive con la moglie Oto, sceneggiatrice. Un giorno, complice un volo rinviato, rientra a casa inaspettatamente e la trova tra le braccia di un altro. Senza far rumore, senza che lei se ne accorga, si allontana e decide di far finta di niente. Non vuole parlare con la moglie, non vuole e non può uscire dal silenzio nel quale entrambi si sono rifugiati dopo la morte, a soli quattro anni, della loro bambina. Qualche tempo dopo, una sera, tornando a casa, la trova a terra esanime: morirà poco dopo per emorragia celebrale. Passati due anni Kafuku va a Hiroshima dove, con una compagnia di attori che parlano ciascuno la propria lingua (giapponese, cinese, filippino e lingua dei segni), lavora all’allestimento dello “Zio Vanja” di Anton Čechov. Abituato ad ascoltare e memorizzare il testo durante i viaggi nella sua Saab rossa, grazie alla versione registrata dalla moglie, Kafuku è però costretto dalla produzione ad accettare un’autista: la giovane Misaki, riservata e spigolosa. Giorno dopo giorno, viaggio dopo viaggio, Kafuku e Misaki, superando diffidenze e paure, cominceranno a raccontarsi e, tra confessioni e rielaborazioni di traumi, troveranno conforto reciproco e speranza per il futuro.
“Drive my car” è un film lungo, lunghissimo (180’). Tre ore dense di emozioni e parole: quelle immortali di Čechov e quelle che i personaggi fanno fatica a dirsi. Chiusi in sala prove o nell’abitacolo della Saab rossa di Kufuku, impareranno a mettersi in gioco, ad ascoltare, ad aprirsi agli altri, a perdonare e a perdonarsi. Il regista Ryusuke, con maestria ed eleganza, li conduce lentamente, “senza scosse”, ma inesorabilmente al punto di svolta personale e professionale, suggellato dal traguardo della messa in scena dello “Zio Vanja”, in una performance struggente, corale ed inclusiva. Dal punto di vista pastorale “Drive my car” è complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria. In presenza di minori è bene prevedere l’accompagnamento di adulti o educatori che aiutino ad affrontare e contestualizzare la vicenda.