Orig.: Francia/Libano/Italia/Egitto (2011) - Sogg. e scenegg.: Nadine Labaki, Jihad Hojeily, Rodney El Haddad in collaborazione con Thomas Bidegain - Fotogr.(Panoramica/a colori): Christophe Offenstein - Mus.: Khaled Mouzanar - Montagg.: Véronique Lange - Dur.: 100' - Produz.: Nadine Labaki, Anne Dominique Toussaint.
Interpreti e ruoli
Nadine Labaki (Amale), Layla Hakim (Afaf), Yvonne Maalouf (Yvonne), Antoinette El Noufaily (Saydeh), Petra Saghbini (Rita), Claude Baz Moussawbaa (Takla), Hal Haidar (Roukoz), Kevin Abboud (Nassim), Mostafa Al Sakka (Hammoudi), Julien Farhat (Rabih), Khalil Bou Khalil (sindaco), Gisèle Smeden (Gisèle), Caroline Labaki . (Aida)
Soggetto
In un piccolo villaggio libanese l'equilibrio faticosamente raggiunto nella convivenza tra cristiani e musulmani rischia di rompersi di fronte a improvvise, incontrollabili tensioni. Amale, la proprietaria del bar, prova, insieme alle altre donne, a pacificare gli animi, intevenendo con coraggio e decisione. Anche di fronte alla morte di un adolescente...
Valutazione Pastorale
Le belle capacità di innovazione e di stile personale evidenziate in "Caramel" (2007) sono confermate in questa pellicola di oggi, dove ancora una volta Nadine Labaki è attrice (nel ruolo di Amale) e, soprattutto, regista. Dietro la m.d.p. la cineasta libanese offre la dimostrazione di uno sguardo lucido e anticonvenzionele. Il tema, delicato e per più versi doloroso, dei conflitti religiosi in medio oriente viene raccontato in modo del tutto inedito: a cominciare dalla palpitante sequenza iniziale che fa capire cosa succederà nel seguito. Ossia un copione irriverente e dinamico, nel quale la tensione drammatica di taglio realistico convive (è il caso di dirlo) con un periodare da commedia, fino a sfociare nel musicale, e ad affiancare i personaggi locali con un gruppo di ragazze ucraine a sparigliare le carte di una disomogenea quotidianità. Il titolo riprende la domanda sulla quale si chiude il racconto, rivolta in modo diretto a quanti vorrebbero risolvere i problemi in forme veloci e violente. L'occhio femminile(della regista e delle donne del coro) richiama ad una nuova pacificazione, esaltando i generi narrativi, i caratteri, le sfumature umorali. Una sorta di western nel medio oriente, imperfetto e incontenibile. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e in seguito come proposta di prodotto dal linguaggio antiretorico e coinvolgente.