Orig.: Italia (2005) - Sogg. e scenegg.: Florestano Vancini, Massimo Felisatti - Fotogr.(Normale/a colori): Maurizio Calvesi - Mus.: Ennio Morricone - Montagg.: Enzo Meniconi - Dur.: 125' - Produz.: Renata Rainieri.
Interpreti e ruoli
Manlio Dovì (Moschino), Sabrina Colle (Martina), Ruben Rigillo (Alfonso D'Este), Giorgio Lupano (Giulio D'Este), Carlo Caprioli (Ferrante D'Este), Vincenzo Bocciarelli (Card. Ippolito D'Este), Marianna De Micheli (Lucrezia Borgia), Fausto Russo Alesi (Ludovico Ariosto), Mariano Rigillo (Boschetti), Fabio Sartor (De Roberti), Victoria Larchenko (Angiola), Marko Petrovic . (Menato)
Soggetto
Ferrara, 1505. Dopo la morte di Ercole I, alla corte estense si scatenano gelosie e rancori tra i suoi quattro figli: Alfonso, l'erede; il card. Ippolito; Giulio; Ferrante. Ippolito, rifiutato dalla bella Angiola che gli preferisce Giulio, ordina ai suoi soldati di tendergli un agguato e di sfigurarlo. A letto, con gli occhi chiusi e il volto tumefatto, Giulio pensa alla vendetta, e si affida al nobile Boschetti, ma il piano fallisce. Successivamente anche il proposito di eliminare Alfonso, che doveva essere attaccato mentre di notte andava a casa dell'amante, va a vuoto. Di tutto questo alla fine viene incolpato Moschino, il giullare di corte. Condannato a morte, viene appeso sulla pubblica piazza con il supplizio. Ma in realtà si tratta di uno scherzo, che il duca ha voluto fare proprio a lui, che tanti ne ha rifilati a tutti gli altri. Moschino però non fa in tempo a rendersene conto. Preso da grande spavento, muore sul colpo.
Valutazione Pastorale
Regista dalla lunga e rigorosa carriera, Vancini, 79 anni, torna dietro la m.d.p. per esplorare la 'sua' Ferrara in un periodo lontano ma intrigante. Il titolo esplica le intenzioni dell'autore: il buffone, che tanto ha fatto ridere, muore mentre gli altri ridono di lui. Con poca pietà e tanto cinismo, é l'altra faccia di quello che in genere passa per un periodo di fasti e di grande splendore artistico. Ed era anche così, dice Vancini, ma senza dimenticare che si moriva con facilità e soprattutto per gli esclusi dal potere la vita era un rischio quotidiano. Bellezze e atrocità dunque contrapposte ma a danno dei popolani e dei più deboli. La dichiarazione ideologica delle future, inevitabili lotte di classe conserva toni misurati e pacati, nella cornice, ben ricostruita, degli interni, dei costumi, delle musiche. Mancano vigore e secchezza di narrazione: difetti perdonabili e occasione in ogni caso di (ri)fare i conti con periodi della nostra Storia ben poco conosciuti. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come accettabile e generalmente semplice.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare nell'ambito del rapporto cinema/storia. Qualche attenzione é da tenere per i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.