Sogg. e Scenegg.: Stephen Poliakoff - Fotogr.: (panoramica/a colori) Philip Bonham - Carter - Mus.: Stephen Edwards - Montagg.: Ardan Fisher - Dur.: 103' - Produz.: Kenith Trodd
Interpreti e ruoli
Peggy Ashcroft (Lillian Huckle), Geraldine James (Harriet Ambrose), James Fox (Hugh Ambrose), Jackson Kyle (Dominic Ambrose), Rosalie Crutchley, Rachel Kempson, Rebecca Pidgeon
Soggetto
a Londra a causa della chiusura dei manicomi, Hugh Ambrose banchiere londinese, decide di prendersi in casa la vecchia zia Lillian Huckle che è stata internata per oltre cinquant'anni non perché fosse pazza, ma perché, quando era adolescente, creava scandalo con la sua spregiudicatezza di costumi e con la sua ribellione indomabile all'autorità paterna. Sul principio l'arrivo dell'anziana parente è accolto con disappunto della bella moglie di Hugh, Harriet, che mal sopporta il noioso e pedante marito, la prigionia dorata del suo matrimonio borghese e il comportamento saccente del figlio decenne, Dominic. Ora Harriet è in attesa di un altro bambino, ma nel suo intimo si sente spinta a rifiutarlo e prova verso di lui quasi rancore. Lillian entra mal volentieri nella famiglia del nipote, dove le manca il sostegno della ferrea disciplina ospedaliera, appare smarrita e assente, sta per ore seduta in contemplazione di un muro vuoto, ed è chiusa in un invincibile mutismo. Inoltre combina piccoli guai in casa e rende difficile la convivenza. Ma Harriet scopre presto che lo spirito originale e ribelle della zia, pur se represso violentemente per tanti anni, è ancora così stimolante da provocare in lei quella ribellione, che ha soffocato sempre durante il matrimonio. Cosicché, divenute rapidamente amiche e alleate contro la società maschilista, che le circonda, le due donne scappano di casa, e smarritesi in un bosco e derubate dell'auto da alcuni vagabondi, si rifugiano poi in un albergo, lasciando credere di essere state rapite: assaporano così il piacere della trasgressione e finalmente si sentono libere. La gravidanza di Harriet è ormai avanzata, e Hugh, molto preoccupato, cerca le fuggitive con l'aiuto della polizia, che crede al rapimento e dirama continui comunicati alla televisione. Solo Dominic ripete al padre che la mamma è certamente partita di sua volontà. Ma improvvisamente una notte Harriet ha un attacco di eclampsia e perciò occorre che sia operata immediatamente. Allora la zia superando con sforzo la propria grande difficoltà a parlare, riesce a procurarle i soccorsi necessari. Quando Hugh raggiunge l'ospedale, deciso a rimproverare aspramente la moglie per la sua fuga, Lillian lo ferma con incredibile baldanza decisa a difendere Harriet da ogni sopraffazione maschilista.
Valutazione Pastorale
un film amaro e brillante ad un tempo, centrato su personaggi, la cui psicologia è approfondita con finezza, e che commuove con la vicenda di una giovinetta, chiusa in manicomio dalla famiglia, perché offende la morale vittoriana con le sue intemperanze di adolescente. Lillian è anticonformista: ama "sfacciatamente" un cugino; parla in modo spregiudicato e si ribella all'autorità assoluta del crudele padre (che le sembra un demonio). Insomma dà scandalo, e la famiglia se ne libera spietatamente. Harriet, invece, ha lasciato per il matrimonio la sua carriera d'attrice, e ora, disamorata del marito ottuso e del saccente figlio Dominic, si sente spinta a rifiutare la nuova maternità. Assai toccante è il nascere della solidarietà fra le due donne e il risorgere dell'energia nell'anziana Lillian, che uscendo da un letargo di tanti anni, è ricondotta alla vita dall'amore verso Harriet e il suo bambino, e per essi è pronta a lottare. È lei, in fondo, che si mostra la più saggia di tutti, perché, compresa la crisi di Harriet, la segue nella sua fuga, ma infine la riconduce all'accettazione della nuova maternità. Il suo sguardo al neonato, chiuso nell'incubatrice, è tutto una promessa d'amore. Eredi di una tradizione satirica inglese, da sempre amica dei fantasiosi trasgressori alla banale realtà quotidiana, e nemica dei pedanti e ipocriti perbenisti, il regista Peter Hall e lo sceneggiatore Stephen Poliakoff rivelano chiaramente la loro simpatia per le due donne ribelli, e presentano invece criticamente i personaggi maschili, dominatori della società: il crudele padre-padrone di Lillian, il pedante Hugh e perfino il bambino Dominic. Il film, diretto con grande maestria è sorretto dall'interpretazione degli attori principali. Eccezionale è quella di Peggy Ashcroft, che recita la parte di Lillian quasi esclusivamente col variare degli sguardi: le sta a fianco Geraldine James nel difficile ruolo di Harriet, ed è perfetta anche lei; bravissimo è pure James Fox, che dipinge abilmente Hugh, il marito pedante e banale.