Orig.: Gran Bretagna (1999) - Sogg. e scenegg.: Ayub Khan Din - Fotogr.(Panoramica/a colori): Brian Tufano - Mus.: Deborah Mollison - Montagg.: Michael Parker - Dur.: 100' - Produz.: Leslee Udwin.
Interpreti e ruoli
Om Puri (George Khan), Linda Bassett (Ella Khan), Jordan Routledge (Sajid Khan), Archie Panjabi (Meenah Khan), Emil Marwa (Maneer Khan), Chris Bisson (Saleem Khan), Jimi Mistry (Tarik Khan), Raji James (Abdul Khan), Ian Aspinall (Nazir Khan), Lesley Nicol (zia Annie), Gary Damer (Ernest), Ruth Jones . (Peggy)
Soggetto
Nel 1971 George Khan, pakistano orgoglioso e tradizionalista, é emigrato a Salford,sobborghi di Manchester, dove possiede un negozio di fish & chips e ha sposato Ella, inglese del Lancashire. I loro sette figli (sei maschi e una femmina) sembrano poco inclini a seguire le direttive paterne per quanto riguarda la religione islamica. Sentendosi osteggiato, George reagisce in modo brutale e impositivo. Il matrimonio combinato di Nazir, il più grande, fallisce per il rifiuto del ragazzo, che in realtà é omosessuale e se ne va per diventare modista. Tocca allora al più piccolo, che con grave ritardo e qualche forzatura viene sottoposto alla circoncisione. Quindi, tra una lite e una riappacifazione con la moglie, George cerca di rifarsi dello smacco precedente e individua due possibili mogli per Abdul e Tarik. Le famiglie si incontrano, i ragazzi cercano qualche scappatoia, stanno per rassegnarsi, quando l'arrivo di Saleem, il figlio hippie che fa oggetti d'arte di tipo provocatorio, fa precipitare la situazione. Anche questi possibili matrimoni vanno all'aria. George si scontra una volta di più furiosamente con Ella. Poi, al negozio, comincia a meditare sui propri comportamenti. Forse la pace tra moglie e marito sarà questa volta più consapevole.
Valutazione Pastorale
"East is east" nasce come copione teatrale scritto da Ayub-Khan Din, autore di origini anglo-asiatiche, e messo in scena con inatteso successo a Londra e nel resto d'Inghilterra. Della derivazione teatrale rimane il quartiere periferico di Manchester come palcoscenico sul quale vanno in scena piccoli/grandi scontri, riflesso però di situazioni e fratture geograficamente più ampie e socialmente più profonde. Con immediata evidenza, si verifica che il filo conduttore é rappresentato dalla difficile convivenza tra due culture: un matrimonio misto segnato da forti momenti affettivi ma anche minacciato da modi diversi di porsi di fronte alla vita quotidiana. L'ambientazione in 'esterni' conferisce al racconto toni realistici efficaci anche se qua e là resi meno incisivi dalla disordinata alternanza di passaggi ora ironici, ora grotteschi, ora drammatici, ora paradossali. Film comunque ben costruito, in grado di riportare l'attenzione su un periodo (primi anni Settanta), nel quale hanno avuto origine molti dei nodi politici-sociali che pesano oggi sullo sviluppo dell'Europa. Tra alcuni difetti per eccesso, un film interessante che mette ciascuno di fronte alle proprie responsabilità e affida al ragazzino che saluta in lingua araba e ai figli 'inglesizzati' il compito di far intuire un futuro meno rigido e più disponibile da entrambe le parti. Dal punto di vista pastorale, il film, con qualche riserva per certi passaggi meno indovinati, é da valutare come accettabile, e senz'altro problematico.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare nell'ambito di proposte sul cinema inteso come terreno di confronto tra culture.