In Concorso all'80a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, il film ha vinto il riconoscimento per la miglior sceneggiatura.
Interpreti e ruoli
Jaime Vadell (Augusto Pinochet), Gloria Münchmeyer (Lucía Hiriart), Alfredo Castro (Fëdor), Paula Luchsinger (Carmencita), Catalina Guerra (Luciana Pinochet), Marcial Tagle . (Anibal Pinochet), Amparo Noguera (Mercedes Pinochet), Diego Muñoz (Manuel Pinochet), Antonia Zegers (Jacinta Pinochet), Clemente Rodríguez (Claude Pinoche), Stella Gonet (Margaret Thatcher)
Soggetto
Ritratto del generale Augusto Pinochet in Cile attraverso una storia dark, gotica e sarcastica.
Valutazione Pastorale
Originario di Santiago del Cile, classe 1976, Pablo Larraín ha una decina di titoli all’attivo con cui si è imposto nei principali festival internazionali: si ricordano “No. I giorni dell’arcobaleno” (2012), “Jackie” (2016) e “Spencer” (2021). A Venezia torna in gara con un titolo curioso e provocatorio, “El Conde” (su Netflix dal 15.09): raccontare la “parabola” del dittatore Augusto Pinochet in Cile attraverso una storia dark, gotica e sarcastica.
"Ho trascorso anni - sottolinea Larraín - immaginando Pinochet nelle vesti di un vampiro, come un essere che non smette di imperversare nella storia, sia nella nostra immaginazione che nei nostri incubi. I vampiri non muoiono, non scompaiono, e nemmeno i crimini e le ruberie di un dittatore che non ha mai affrontato la giustizia. Io e i miei collaboratori volevamo mettere in evidenza la brutale impunità che Pinochet rappresenta. Mostrandolo per la prima volta apertamente, in modo che il mondo potesse cogliere la sua vera natura: vedere il suo volto, respirare il suo odore. Per questo, abbiamo utilizzato il linguaggio della satira e della farsa politica".
Girato con uno splendido bianco e nero, il film ci propone Pinochet come un vampiro vissuto oltre duecento anni che si ciba di cuori e sangue per rimanere in vita e ringiovanire ogni volta. La cornice surreale non deve però indurre a sminuire il taglio del racconto che è apertamente politico, accusatorio, nei confronti non solo del dittatore cileno ma anche di altre figure di potere dello stesso periodo. Persino la Chiesa finisce nel mirino di Larraín, che la propone con diverse sfumare: alterna sguardi spirituali a slanci terreni, come l’interesse per beni e proprietà. Un film originale e irriverente che si muove su un binario di rivendicazione civile, provando a declinare l’orrore della dittatura con un linguaggio narrativo seducente per le nuove generazioni. Buone le intenzioni, ma non tutto torna correttamente. Complesso, problematico, per dibattiti.