Orig.: Italia (2002) - Sogg. e scenegg.: Francesco Falaschi e Stefano Ruzzante - Fotogr. (Panoramica/a colori): Patrizio Patrizi - Mus.: Andrea Guerra - Montagg.: Paola Freddi - Dur.: 86' - Produz.: Bernadette Carranza, Paola Lucisano per Film Trust Italia.
Interpreti e ruoli
Cecilia Dazzi (Emma), Elda Alvigini (Marta), Pier Francesco Favino (Carlo), Marco Giallini (Roberto), Nicola Siri (Daniele), Luigi Diberti (Marcello), Claudia Coli (Elisa)
Soggetto
Durante le vacanze estive Emma, consigliere comunale, interrompe per un disguido, la cura che controlla il suo umore instabile. A risentirne sono tutte le persone che le stanno vicino, in primo luogo il marito Roberto e il padre Marcello. L'amica Marta annuncia l'imminente matrimonio con Daniele, e affida ad Emma l'organizzazione della festa di nozze. La scelta del luogo cade su un antico casolare da rimettere completamente in sesto. Emma si mette all'opera, anche quando il suo umore crolla e la costringe a strane iniziative. Tra i presenti nella grande casa c'è anche Carlo, fidanzato precedente di Marta poi lasciato per una serie di equivoci. Così capita che, mentre si prova il vestito nuziale, Marta si sente consigliare da Emma di ripensarci prima di decidere in modo definitivo. Le cose si complicano quando Emma fa amicizia con Elisa, la porta a casa e poi scopre che é l'amica del marito. Seguono scenate e litigi. Nel giorno del matrimonio, capita poi che Marta e Carlo rimangono fuori dalle macchine, si incamminano allora a piedi, parlano, urlano, ma alla fine si baciano. Il matrimonio non si fa più. Passa un anno. Carlo e Marta si sono sposati, Emma e Roberto sono ancora felicemente insieme. Il matrimonio che si sta per celebrare riguarda il padre Marcello e la cameriera Anna. Emma va alla cerimonia e si dimentica di andare a prendere gli sposi.
Valutazione Pastorale
Dice il regista Francesco Falaschi: "Il personaggio Emma é nato sulla carta a partire dalla scoperta e l'osservazione di una malattia nervosa (o forse è meglio dire 'disturbo dell'umore'): la cosiddetta ipomania. Si tratta di uno stato di eccitazione lieve in cui il 'malato' è superattivo, contento di sé e di tutto, espansivo, cosciente del suo stato alterato che giudica comunque positivo, spietatamente sincero, aggressivo e iracondo solo se contrariato. Una "malattia-non malattia", persino una malattia-guaritrice che può riconciliare la persona che ne è colpita con se stessa. Difficile cura. Perchè curare chi sta bene, e perchè curare la voglia di essere autentici, di dire la verità?". Le variazioni umorali della protagonista innescano così una serie di reazioni che rimettono in discussione tutto ciò che riguarda parenti ed amici. Ne esce un gioco che la regia dell'esordiente Falaschi conduce su ritmi svelti e veloci, avendo come riferimento la commedia americana degli equivoci: umorismo, sentimento, malinconia, qualche momento grottesco e qualche azzeccata notazione realistica e di costume si incontrano sullo sfondo di un paesaggio toscano dai colori caldi e pieni. Un ritratto d'ambiente e generazionale ben costruito. Evidenziate riserve per qualche situazione un po' superficiale tirata via, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile e nell'insieme brillante.
UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare come opera prima italiana efficace sul versante delle commedia umoristica.