La serie tv è in distribuzione sulla piattaforma Netflix
Interpreti e ruoli
Michele Riondino (Carlo Pentecoste), Lucrezia Guidone (Margherita Verna), Carolina Sala (Sofia Casadei), Leonardo Pazzagli (Andrea), Maurizio Lastrico (Marco), Sara Lazzaro (Giulia), Maria Paiato (Anna Verna), Maurizio Donadoni (Paolo Pentecoste), Gianluca Gobbi (Luca), Federico Fazioli (Rettore), Luisa Maneri (Loretta Pentecoste), Elisa Di Eusanio (Eva)
Soggetto
Milano oggi, Carlo Pentecoste è uno scrittore quarantenne, autore di un romanzo di successo, che insegna in una nota scuola di scrittura a Milano. È sposato con Margherita, architetto che rinunciato ai suoi sogni come arredatrice di interni per una vita più tranquilla come agente immobiliare. Il sospetto di uno sbandamento del marito Carlo per una studentessa ventenne, innesca tensione nella coppia, che inizia a deragliare in una sequela di inciampi...
Valutazione Pastorale
Tratta dall’omonimo romanzo di Marco Missiroli, finalista al 73° Premio Strega e vincitore del Premio Strega Giovani, la miniserie “Fedeltà” (6 episodi) è una nuova produzione italiana in accordo con la piattaforma Netflix. Targata BiBi Film e con la regia di Andrea Molaioli (“La ragazza del lago”, “Il gioiellino” e “Bella da morire”) e Stefano Cipani (“Mio fratello rincorre i dinosauri”), “Fedeltà” vede come protagonisti Michele Riondino e Lucrezia Guidone.
La storia: Milano oggi, Carlo Pentecoste è uno scrittore quarantenne, autore di un romanzo di successo, che insegna in una nota scuola di scrittura a Milano. È sposato con Margherita, architetto che rinunciato ai suoi sogni come arredatrice di interni per una vita più tranquilla come agente immobiliare. Il sospetto di uno sbandamento del marito Carlo per una studentessa ventenne, innesca tensione nella coppia, che inizia a deragliare in una sequela di inciampi.
Non è mai facile portare un romanzo sullo schermo, soprattutto se il libro è molto popolare o amato. È questo infatti il caso dell’opera di Missiroli, che viene declinata come miniserie da Alessandro Fabbri, Elisa Amoruso e Laura Colella. Un’operazione valida e quasi del tutto riuscita.
Anzitutto, colpisce la cura formale della miniserie, la regia di Molaioli e Cipani, che valorizzano l’ambiente urbano di Milano e gli interni in cui si svolge l’azione, mostrati con deciso gusto e con un’atmosfera ricercata, avvolgente. Funziona bene poi la tensione sentimentale tra Michele Riondino e Lucrezia Guidone, bravi e intensi nello scolpire i personaggi, nel dare sfogo alle loro insicurezze e inquietudini, nel tratteggiare un rapporto di coppia solido ma al contempo pronto a frantumarsi al primo sospetto. Un deragliare che però non è irreparabile o irrecuperabile, bensì si mostra come uno stallo esistenziale dei coniugi legato all’incapacità di essere pienamente risolti prima nell’Io e poi nel Noi.
Carlo e Margherita si amano, si comprendono, si leggono dentro, ma questo non basta a mettere in sicurezza il loro amore, la loro stabilità di coppia. Amplificano le proprie insoddisfazioni esistenziali: lui, con il blocco dello scrittore dopo un romanzo folgorante, ammaliato da una giovane autrice dalla prosa incandescente; lei, che ha messo da parte se stessa, protesa a custodire l’amore, la stabilità relazionale, con quello scrittore di talento, verso il quale si rivolge quasi con devozione. Basta poco però, solo il sospetto di un bacio, a far saltare tutto, con una forza distruttrice che irrompe come un geyser.
Carlo e Margherita offrono di certo una fotografia della contemporaneità, ma non ne sono però il paradigma. Come osserva Gilfredo Marengo, ordinario di Antropologia teologica al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, il romanzo “‘Fedeltà’ racconta una storia senza che i personaggi diventino delle tesi o delle maschere di un’idea”.
La miniserie “Fedeltà” pedina un rapporto di coppia al crocevia della maturità sentimentale, che sembrerebbe però non superare lo scalino delle difficoltà, spiaggiandosi rovinosamente. Come rimarca lo stesso Molaioli, la serie intercetta “un sentimento spaventoso quanto seducente: il desiderio del caos in luogo della stasi. L’attrazione per il precipizio”. Una caduta osservata però senza giudizio, che appare a ben vedere quasi “catartica” per recuperare la verità, l’autenticità, in primis con il proprio Io e poi forse per riparare il Noi. Se convincono regia e attori protagonisti, sembrano tenere il passo meno bene le storie e i personaggi secondari, riconducibili ai tradimenti. Alcuni dialoghi o soluzioni narrativi risultano un po’ convenzionali, a tratti accompagnate o claudicanti. Nell’insieme, nella miniserie “Fedeltà” si coglie uno sforzo produttivo significativo, un racconto italiano in cerca di un respiro internazionale, anche grazie a Netflix.
Al di là di qualche sbavatura qua e là, “Fedeltà” convince sotto il profilo stilistico e narrativo, proponendosi come radiografia di un’insofferenza di coppia pronta a perdersi per rinascere. E magari ritrovarsi. “Fedeltà” è una serie complessa, problematica e per dibattiti.
Utilizzazione
La serie è indicata per un pubblico adulto, capace di gestire i temi in campo. Adatta per dibattiti.