Fremont

Valutazione
Consigliabile, poetico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amore-Sentimenti, Dolore, Donna, Emarginazione, Emigrazione, Famiglia, Guerra, Libertà, Politica-Società, Rapporto tra culture, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Babak Jalali
Durata
88'
Anno di uscita
2024
Nazionalità
Usa
Titolo Originale
Fremont
Distribuzione
Wanted Cinema
Soggetto e Sceneggiatura
Babak Jalali, Carolina Cavalli
Fotografia
Laura Valladao
Musiche
Mahmood Schricker
Montaggio
Babak Jalali
Produzione
A Butimar Productions, Extra A Productions, Blue Morning Pictures

Interpreti e ruoli

Anaita Wali Zada (Donya), Gregg Turkington (Dr. Anthony), Jeremy Allen White (Daniel), Hilda Schmelling (Joanna), Fazil Seddiqui (Aziz), Avis See-tho (Fan), Jennifer McKay (Lin)

Soggetto

Donya è una giovane ragazza afghana che vive a Fremont in California. Ex traduttrice per l'esercito americano durante l’occupazione a Kabul lavora a San Francisco in un piccolo laboratorio cinese che produce i “biscotti della fortuna”. Vive in un appartamento in un complesso abitato da altri immigrati afghani e spesso cena in un piccolissimo ristorante locale. Ha problemi d’insonnia e si sente sola. Per sfuggire a tutto questo un giorno Donya scrive il suo numero di telefono su un bigliettino e lo infila in un biscotto della fortuna: chissà che la sorte non le riservi qualche piacevole sorpresa

Valutazione Pastorale

Il regista Babak Jalali, classe 1978, nato in Iran ma cresciuto a Londra, dirige e scrive, con Carolina Cavalli, “Fremont”, dal nome della cittadina vicino a San Francisco dove vivono molti rifugiati politici afghani. Protagonista è una giovane donna, Donya (Anaita Wali Zada), in servizio come interprete alla base militare ai tempi dell’occupazione americana e fuggita negli Stati Uniti con le truppe che abbandonavano Kabul. Donya ha dovuto lasciare la sua famiglia, sa che non potrà tornare e neppure mettersi in contatto con loro: pena la vita. Ora lavora a San Francisco in un piccolo laboratorio artigianale – di proprietà di due immigrati cinesi, marito e moglie, pieni di pregiudizi (più la moglie a dire la verità, gelosa soprattutto delle attenzioni del tutto innocenti che il marito riserva alla giovane) – che produce i “biscotti della fortuna”. La solitudine, la lotta interiore tra desiderio di libertà e senso di colpa per aver in qualche modo “rinnegato” la sua cultura e “abbandonato” i suoi, la rendono insonne e la spingono a chiudersi sempre più in sé stessa. Con un piccolo sotterfugio riesce a iniziare una terapia con uno psicologo, il buffo dottor Anthony (Gregg Turkington), appassionato lettore di “Zanna bianca”, che, proprio sulle avventure del lupo mezzosangue di Jack London, costruisce il percorso terapeutico per la giovane. Per darsi una possibilità Donya si lascia tentare dall’imprevisto e scrive il suo numero di telefono su un bigliettino che infila in un biscotto della fortuna. Purtroppo, il messaggio finisce nelle mani sbagliate, ma anche gli ingranaggi più inceppati possono ripartire, basta trovare un bravo meccanico. Babak Jalali spiega così il suo film: “Parla di una persona immigrata in un nuovo Paese ma, naturalmente, non esiste un'esperienza uniforme di immigrazione. Ogni individuo ha ragioni diverse per partire e ogni individuo ha i propri sogni e desideri per il futuro nella sua nuova casa. Spesso è il passato a dettare il presente e per chi riparte da zero in un posto lontano da casa, il passato non è mai veramente alle spalle”. Ed è proprio quello che vive la giovane protagonista Donya: è sofferente e sola, non sa come uscire da questo vortice che rischia d’intrappolarla e allora decide di affidarsi al caso. Ma il “caso” ha volti e nomi precisi: Joanna (Hilda Schmelling), la sua vivace e anticonformista collega sempre alla ricerca di un partner sui siti d’incontri; l’anziano vedovo Aziz (Fazil Seddiqui), che gestisce il piccolo ristorante dopo spesso cena la sera, che passa le serate con lei a vedere soap opera, ma che alla fine spegne il televisore e la invita a trovarsi un uomo, un marito; e il timido meccanico Daniel (Jeremy Allen White) che le aggiusta l’auto e, forse, anche la vita. “Fremont” è un film delicato e profondo, girato con grazia in un essenziale e poetico bianco e nero, un filo malinconico, ma comunque aperto alla speranza. Bravissimi tutti gli interpreti. Consigliabile, poetico, per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte altre occasioni di dibattito.

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