Orig.: Stati Uniti (2002) - Sogg. e scenegg.: Coleman Hough - Fotogr.(Panoramica/a colori): Peter Andrews - Mus.: Jacques Davidovici - Montagg.: Sarah Flack - Dur.: 101' - Produz.: Scott Kramer, Gregory Jacobs.
Interpreti e ruoli
David Duchovny (Gus), Catherine Keener (Lee), Mary McCormack (Linda), David Hyde Pierce (Carl), Julia Roberts (Francesca/Catherine), Nicky Katt (Hitler), Blair Underwood (Calvin/Nicholas), Enrico Colantoni (Arty/Ed), Erika Alexander (Lucy), Tracy Vilar . (Heather)
Soggetto
Los Angeles, California, durante un venerdì. I personaggi sono: Carl, giornalista e sceneggiatore a tempo perso; sua moglie Lee, dirigente di una grossa società; Linda, sorella di Lee, massaggiatrice in un albergo; Calvin, attore di una serie televisiva di successo; Francesca, attrice; Arthur, attore che interpreta Hitler a teatro; e Gus, produttore del film che stanno interpretando Calvin e Francesca. Nel corso della giornata Lee incontra Linda e le dice che il giorno dopo partirà per Tuxton per conoscere un uomo contattato tramite internet. In seguito, in albergo, Lee ha un rapporto con Calvin. A sera, alla festa di compleanno di Gus, Linda (che nel pomeriggio gli aveva fatto un servizio completo a pagamento) va nella sua stanza e lo trova morto suicida. Lee torna a casa, trova il marito Carl, appena licenziato, e tra i due, che erano in crisi, c'é un momento di riconciliazione. Il giorno dopo, mentre va all'aeroporto, Linda incontra Arthur. L'uomo sta andando a conoscere una donna contattata su internet. A bordo i due si mettono a parlare in amicizia, dimenticando i rispettivi appuntamenti.
Valutazione Pastorale
Spiega Steven Soderbergh: "Credo che, come succede ad ognuno di noi, i personaggi del mio film siano alla ricerca della maniera migliore per relazionarsi con gli altri anche se sembra che facciano di tutto per ottenere il contrario. L'idea che li accomuna é che cercano di entrare in contatto con gli altri anche se esprimono questo bisogno in maniera diversa. Hanno tutti delle enormi contraddizioni. Vorrebbero stabilire dei rapporti con gli altri, entrare in contatto con loro ma poi indulgono in comportamenti che avranno sicuramente il risultato opposto". Regista dalla doppia faccia, Soderbergh, dopo "0ceans's eleven", torna ad occuparsi di una storia piccola, quasi minimalista, sulla scia del suo fortunato "Sesso, bugie e videotape". Produzione a piccolo budget, "Full frontal" parla di solitudine, e di cinema. Soderbergh usa il video digitale, la macchina a mano, i colori sporchi, l'immagine mossa; segue gli attori, li copre e li smaschera, ne ottiene la complicità, fa capire di avere grande padronanza del set. Ne deriva un dispiegamento di capità formali, cui però fanno riscontro poca sostanza e molte ripetizioni. Il tema della difficile ricerca di un equilibrio (privato e professionale) si perde un po' nei blandi filosofemi esistenziali degli intellettuali californiani: c'è qualcosa di vero, e molto di compiaciuto. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come discutibile, e segnato da alcune scabrosità.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si segnala per occasioni mirate, soprattutto come contributo alla tematica del "cinema nel cinema". Attenzione per i minori in caso di passaggi televisivi.