Interpreti e ruoli
Alseni Bathily (Youri), Lyna Khoudri (Diana), Jamil McCraven (Houssam), Finnegan Oldfield (Dali), Farida Rahouadj (Fari), Denis Lavant (Gérard)
Soggetto
Cité Gagarine, periferia di Parigi. Youri ha trascorso tutti i suoi sedici anni nell’enorme caseggiato popolare inaugurato nel 1963 proprio dall’astronauta russo Gagarin. Gli anni e l’incuria lo hanno reso fatiscente e pericoloso; l’edificio sarà demolito e le 370 famiglie che lo abitano presto trasferite. Youri non vuole però lasciare la sua casa, il suo mondo, la sua comunità.
Valutazione Pastorale
Presentato nel 2020 al Festival Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, è arrivato nelle sale cinematografiche italiane a maggio 2022 “Gagarine. Proteggi ciò che ami”, diretto dagli esordienti Fanny Liatard e Jérémy Trouilh. La storia. Youri (Alseni Bathily), 16 anni, ha vissuto tutta la sua vita a Cité Gagarine, un enorme complesso di alloggi popolari alla periferia di Parigi, costruito nei primi anni ’60 e demolito nel 2019. Il giovane vive solo (il padre se n’è andato presto, la madre ora abita in un altro quartiere con un nuovo compagno) e sogna di diventare un astronauta, lui che porta il nome del primo uomo lanciato nello spazio. Quando scopre che il complesso sarà demolito e le famiglie trasferite, Youri, con la complicità di Houssam (Jamil McCraven), e, soprattutto, Diana (Lyna Khoudri), inizia un’ostinata resistenza per salvare il luogo nel quale è cresciuto, la sua casa, la comunità nella quale si sente pienamente parte. Gli appartamenti si svuotano uno dopo l’altro e gli operai arrivano a chiudere il perimetro del palazzo rendendolo inagibile, a sigillare le finestre e abbattere i muri a picconate. Youri si aggira, invisibile, tra le stanze deserte e, tra gli oggetti lasciati dai vecchi inquilini, recupera ciò che gli serve per costruire all’ultimo piano una sorta di capsula spaziale. Sospeso tra il cemento di Gagarine e lo spazio che contempla ogni giorno dal suo telescopio, Youri aspetta l’inevitabile...
“Gagarine. Proteggi ciò che ami” è un film poetico, di quella poesia intrisa di realismo e denuncia sociale che potrebbe richiamare alla memoria due capolavori di Vittorio De Sica quali “Ladri di biciclette” (1948) e “Miracolo a Milano” (1951). E, mentre i poveri della periferia milanese si alzano in cielo sulle scope, qui Youri galleggia nello spazio protetto dalla sua tuta: proteso vero il cielo ma strettamente ancorato alla terra, a Gagarine, da fili e tubi di ogni genere. Come sospeso tra lampi di realismo e sogno. Bravissimi i due registi, Fanny Liatard e Jérémy Trouilh, nel costruire il racconto alternando sapientemente immagini di repertorio – dall’inaugurazione del complesso nel 1963 alla presenza dell’astronauta russo a cui deve il nome, Yuri Gagarin, che apre il film – alle auto stracolme degli effetti personali delle famiglie che traslocano, fino all’implosione del palazzo fatto saltare con la dinamite. Semplicemente straordinario Alseni Bathily, che presta a Youri il suo sguardo pulito e tutta la forza, la determinazione e la fantasia di un giovane sognatore. “Gagarine. Proteggi ciò che ami” è consigliabile, poetico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito anche in contesti educativi e scolastici.