Orig.: Italia/India (2010) - Sogg.: liberamente tratto dal racconto "Choli Ke Pichhe" (Dietro il corsetto) di Mahasweta Devi - Scenegg.: Italo Spinelli, Antonio Falduto - Fotogr.(Scope/a colori): Marco Onorato - Mus.: Iqbal Darbar - Montagg.: Jacopo Quadri - Dur.: 91' - Produz.: Angelo Barbagallo, Vinod Kumar, Isabella Spinelli.
Interpreti e ruoli
Adil Hussain (Upin), Samrat Chakrabarti (Ujan), Priyanka Bose (Gangor), Seema Rahmani (Shital), Tillotama Shome . (Medha)
Soggetto
Inviato nel Bengala per un reportage sullo sfruttamento e la violenza subita dalle donne tribali, il fotoreporter Upin si concentra su Gangor, turbato dalla visione di lei mentre allatta il suo bambino. La foto che scatta viene pubblicata in prima pagina, in breve tempo suscita scandalo e la vita della donna cambia in modo repentino. All'inizio ignaro di tutto, Upin torna a Calcutta dalla moglie ma in seguito il desiderio di seguire da vicino il destino di quelle donne tribali lo fa tornare sul posto. Capisce così che Gangor è diventata agli occhi di quella comunità una sorta di prostituta e che il futuro è per lei molto difficile. Diventa così necessario suscitare la mobilitazione di tutte le donne del luogo per sperare in qualche cambiamento.
Valutazione Pastorale
Italo Spinelli ha realizzato documentari e reportage in varie parti del mondo, fermandosi di più negli ultimi anni in India, con il volume pubblicato nel 2002 sul cinema indiano nel rapporto tra Ray e Bollywood. Più di recente ha incrociato il racconto breve "Dietro il corsetto" della scrittrice Mahasweta Devi, incentrato sul rapporto tra potere dell'informazione e responsabilità di chi opera nel giornalismo. Da qui parte il copione, che dunque colloca un tema universale sullo sfondo di una società stratificata e complessa come quella indiana. Girata nei luoghi autentici, nel distretto di Purulia, a sette ore di macchina da Calcutta, la storia entra con decisione nei gangli scoperti e delicati di una cultura indiana lacerata tra aspri contrasti in uno scontro modernità/tradizione lontano dal trovare un punto d'incontro. Accurato e puntuale, lo sguardo del regista mette a fuoco il tema centrale della violenza alle donne, della loro libertà ad autodeterminarsi, ma sembra rimanere sempre al di quà di un incisivo impeto di denuncia. Il ritmo graffia poco, il clima resta abbastanza convenzionale. Tuttavia il film ha una sicura valenza informativa, e dal punto di vista pastorale, é da valutare come consigliabile, realistico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come proposta per avviare riflessioni sui due argomenti centrali, la violenza sulle donne, la violenza dell'informazione.