Orig.: Stati Uniti (1999) - Sogg.: tratto dal romanzo di Michael Shaara - Scenegg.: Dana Stevens - Fotogr.(Scope/a colori): John Bailey - Mus.: Basil Poledouris - Montagg.: Eric L.Beason, Arthur Coburn - Dur.: 138' - Produz.: Armyan Bernstein, Amy Robinson.
Interpreti e ruoli
Kevin Costner (Billy), Kelly Preston (Jane Aubrey), John C.Reilly (Gus), Jena Malone (Heather), Brian Cox
Soggetto
Acclamato e famoso campione di baseball, Bill Chapel é al centro dello Yankee Stadium in procinto di effettuare quello che forse é il lancio più importante della sua carriera. Mentre gli spettatori sono in attesa, Bill riflette sulla direzione che ha preso la sua vita e ne rivede gli avvenimenti. Si é innamorato di Jane Aubrey, una giornalista di moda che ha una bambina, ma la trascura perché lo sport e la squadra occupano sempre il primo posto. Visto inutile ogni tentativo, Jane alla fine decide di lasciarlo. Allo stesso tempo, la sua squadra, i Detroit Tigers, sta per essere venduta, e i nuovi proprietari sembrano intenzionati a fare a meno delle prestazioni di Chapel. Bill del resto ha ormai quaranta anni e sa che la sua carriera é alla fine. E poi un giorno lui ha incontrato Kelly in compagnia di un editore. Ecco l'ultima azione: un lancio, poi gli altri, quindi quello decisivo, vincente. Bill viene portato in trionfo nello stadio. Poi va all'aeroporto, e lì vede Kelly. Avevano mete diverse, ma ora si abbracciano e il loro viaggio diventa unico.
Valutazione Pastorale
Si tratta di una commedia sentimentale imperniata sul binomio amore/sport. Non manca niente del copione consueto in questo tipo di storie: un grande campione al tramonto, il bilancio di una vita, lo sport come impegno assoluto, la parabola dell'eroe, i dubbi, i momenti belli e brutti, le difficoltà. E quindi il lieto fine. Banalità come (quasi)sempre ben raccontate in un film convenzionale, caramelloso, artificioso ma pur tuttavia piacevole da seguire: senza impegno e senza tanti cerebralismi. Si raccontano drammi senza veri toni drammatici, si dà spazio al superfluo, perdendo di vista l'essenziale: ma sono tutte osservazioni che non incidono sull'obiettivo di raccontare bene una storia piacevole, facile, priva di sotterfugi. C'è semmai da notare che, tra le cose date per scontate, c'è qualche banalità: la ragazza madre abbandonata, la bambina che ha capito tutto e via dicendo. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare positivamente, con qualche riserva per quanto detto sopra, ma nell'insieme di tono semplice.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, come spettacolo leggero e distensivo.