Interpreti e ruoli
Rosa Palasciano (Giulia), Valerio Di Benedetto (Sergio), Fabrizio Ciavoni (Ciavoni), Matteo Quinzi (Alessandro), Leonardo Bocci (Alberto), Anton Giulio Onofri (Anton Giulio), Cristian Di Sante (Fausto)
Soggetto
Un’afosa estate romana segnata dalla pandemia. Giulia cerca lavoro e nel frattempo fa volontariato in un centro anziani. Non riesce ad accettare la fine della sua storia d’amore e continua a intromettersi nella vita del suo ex. Quando si ritrova senza casa comincia a vagabondare in cerca di punti di riferimento: incontrerà una serie di personaggi precari e smarriti quanto lei ….
Valutazione Pastorale
“Giulia. Una selvaggia voglia di libertà” è il terzo film del regista Ciro De Caro dopo “Spaghetti Story” (2013) e “Acqua di marzo” (2016), sceneggiato con l’attrice protagonista Giulia Palasciano. È una “piccola” storia che nasce e muore in una manciata di giorni di una torrida estate romana. Giulia è un trentenne in cerca di lavoro (il film inizia con un surreale colloquio di lavoro che, va da sé, non porterà a nulla), volontaria in un centro sociale per anziani le cui attività verranno sospese a causa del Covid. Anche dal punto di vista sentimentale le cose non vanno affatto bene: il suo ragazzo la lascia e lei si trova, letteralmente, in mezzo a una strada. Incapace di accettare la perdita, continua a tormentarlo, presentandosi non invitata a casa della sorella di lui. Comincia poi un vagabondaggio per le vie della Capitale, con il suo inseparabile zainetto, alla ricerca di un posto dove stare. Incontrerà così una serie di personaggi anch’essi precari e smarriti che, però, in qualche medo se ne prendono cura, accettando le sue ostinazioni e i suoi repentini cambi d’umore.
Giulia è stravagante, psicologicamente fragile, persa e determinata, alla ricerca di qualcosa che non riesce neppure lei a mettere a fuoco. Il lavoro? Una casa? Una relazione stabile? Un figlio? Oppure, semplicemente, il suo posto nel mondo? Quello che è certo è che vuole sentirsi libera: lo dimostrano il cellulare lasciato volutamente, il look del tutto naturale e semplice, con i capelli legati alla meno peggio, scompigliati dalla brezza marina… Già, perché Giulia è riuscita a convincere i suoi amici ad andare al mare, dove finalmente sembra trovare la libertà e il respiro di cui ha bisogno: canta, libera un cavallo e alla fine nuota, sola, in mezzo al mare.
Il regista De Caro sintetizza stilisticamente così la sua opera: “realismo, naturalezza e verità”. E per raggiungere questo obiettivo ha privato gli attori della “maschera” del trucco, ha voluto una luce sempre del tutto naturale, quasi cruda, e ha tolto ogni commento sonoro lasciando che l’unica musica del film sia quella della scena in cui i protagonisti cantano e ballano. “Volevo realizzare un film leggero e godibile – spiega ancora il regista – proprio perché vero e sincero, e raggiungere il difficile obiettivo di fare un film dove si ride mentre c’è un dramma che s’insinua nello spettatore che se ne rende conto quando è troppo tardi”.
Tenendo conto delle intenzioni dell’autore, ossia offrire un’istantanea sociale di una donna che si ritrova sola e senza destinazione, il film “Giulia” ci consegna anche un risvolto narrativo problematico che non può essere trascurato. La protagonista, infatti, avvia un cammino di ricerca, che però non conduce verso alcun guadagno o riscatto. Al contrario, si avvita in una vertigine irreparabile che si spiaggia in un gesto che non può essere né condiviso né confuso con le sfumature della libertà. Dal punto di vista pastorale “Giulia. Una selvaggia voglia di libertà” risulta complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria. Indicato per un pubblico adulto per la complessità dei temi in campo.