Titolo d’apertura XXVIII edizione del Tertio Millennio Film Fest (2024)
Interpreti e ruoli
Nicholas Hoult (Justin Kemp), Toni Collette (Faith Killebrew), Chris Messina (Eric Resnick), Gabriel Basso (James Sythe), J.K. Simmons (Harold), Kiefer Sutherland (Ally Kemp), Francesca Eastwood (Kendall Carter)
Soggetto
Stati Uniti, oggi. Justin Kemp è un giornalista, sposato con Ally, in attesa del primo figlio. La sua vita ha ripreso una traiettoria regolare, dopo un cedimento nell’alcolismo. Justin viene sorteggiato per far parte di una giuria in un processo. Sul banco degli imputati siede James Sythe, accusato di aver percosso la compagna. Faith Killebrew ed Eric Resnick sono i due avvocati che si sfidano in aula, provando a condannare o far assolvere l’imputato. Quando Justin inizia a prendere parte alle udienze, si accorge che la sua posizione non è affatto neutrale: la dinamica dell’omicidio della donna gli ricorda un suo incidente in auto, durante una notte di pioggia. Tutto inizia ad essere pericolosamente troppo compromesso, sfumato, al punto da gettarlo in agitazione e suscitargli profondi interrogativi…
Valutazione Pastorale
Titolo d’apertura XXVIII edizione del Tertio Millennio Film Fest, “Giurato numero 2” (“Juror #2”) è il 42° film da regista del granitico Clint Eastwood, autore statunitense di successi di rara bellezza e complessità come “Un mondo perfetto” (1993), “I ponti di Madison County” (1995), “Mystic River” (2003), “Million Dollar Baby” (2004), “Gran Torino” (2008) e “Sully” (2016). “Giurato numero 2”, nelle sale dal 14 novembre con Warner Bros., è un’opera come sempre che interpella la dimensione dell’umano, la coscienza individuale e collettiva, abitando la linea di confine della (im)moralità. A firmare il copione è Jonathan Abrams, protagonisti Nicholas Hoult, Toni Collette, J.K. Simmons, Chris Messina, Gabriel Basso, Zoey Deutch e Kiefer Sutherland. La storia. Stati Uniti, oggi. Justin Kemp è un giornalista, sposato con Ally, in attesa del primo figlio. La sua vita ha ripreso una traiettoria regolare, dopo un cedimento nell’alcolismo. Justin viene sorteggiato per far parte di una giuria in un processo. Sul banco degli imputati siede James Sythe, accusato di aver percosso la compagna. Faith Killebrew ed Eric Resnick sono i due avvocati che si sfidano in aula, provando a condannare o far assolvere l’imputato. Quando Justin inizia a prendere parte alle udienze, si accorge che la sua posizione non è affatto neutrale: la dinamica dell’omicidio della donna gli ricorda un suo incidente in auto, durante una notte di pioggia. Tutto inizia ad essere pericolosamente troppo compromesso, sfumato, al punto da gettarlo in agitazione e suscitargli profondi interrogativi… “È un film che guarda con attenzione alla zona grigia, a tutto ciò che accade tra il bianco e il nero della vita quotidiana”. Così il cinque volte Premio Oscar Clint Eastwood, che all’età di 94 anni dirige un altro titolo che lascia il segno. “Giurato numero 2” è un courtroom drama, un legal thriller esistenziale, che esplora sia l’aula del tribunale sia le stanze interiori del protagonista Justin Kemp. Il giornalista, quasi genitore, si trova investito dalla responsabilità di essere un giurato integerrimo e al contempo deve contenere le tensioni dell’animo che mordono la sua coscienza, che lo incalzano a dire la verità. Lui non è estraneo, infatti, alla dinamica della morte della compagna di James; pertanto, la sua testimonianza potrebbe scagionare l’uomo. Justin vive un acceso dissidio interiore, se salvare se stesso, assicurare la felicità della propria famiglia, oppure fare la scelta giusta, accettando le conseguenze delle proprie azioni oppure omissioni. Eastwood torna, dunque, a lavorare su interrogativi morali, mettendo il protagonista, e con lui lo spettatore, davanti a uno specchio. In questo sembra richiamare all’appello alcuni suoi personaggi iconici, in testa l’allenatore Frankie Dunn di “Million Dollar Baby” e l’ex veterano di Walt Kowalski di “Gran Torino”. Con grande padronanza della macchina narrativa, supportato da un cast di livello, Eastwood mette in scena un dramma shakespeariano tra le aule di tribunale, una tragedia greca giocata sui territori del bene e del male, posizionando sui piatti della bilancia della giustizia i valori cardine della società ma anche dell’umanità. Un film di impianto classico, teso e avvincente, che conquista per dinamica, stile e densità. Eastwood non tradisce le aspettative. Mai. Film consigliabile, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
Per la complessità dei temi in campo, il film richiede un pubblico adulto e di adolescenti accompagnati.