Orig.: Francia (1999) - Sogg.: tratto dal testo teatrale "Tropfen auf heisse steine" di Rainer Werner Fassbinder - Scenegg.: Francois Ozon - Fotogr.(Panoramica/a colori): Jeanne Lapoirie - Mus.: brani vari di classica e leggera - Montagg.: Laurence Bawedin - Dur.: 90' - Produz.: Olivier Delbosc e Marc Missionnier - VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.
Interpreti e ruoli
Bernard Giraudeau (Leopold), Malik Zidi (Franz), Ludivine Sagnier (Anna), Anna Thomson (Vera)
Soggetto
Germania, anni '70. ATTO I. Franz, giovane ingenuo, è invitato a cena a casa di Leopold, cinquantenne uomo d'affari di successo. Franz gli confida di avere un rapporto del tutto anonimo con una coetanea e di fare sogni in cui lui è omosessuale. Leopold lo ascolta, poi gli rivela le proprie mire. Anche lui è bisessuale, e ora vuoe, avere un rapporto con il giovane. Franz non si oppone. ATTO II. Franz e Leopold vivono bene insieme. Dopo sei mesi di convivenza, Leopold torna stanco a casa, Franz lo rimprovera, litigano, ma poi fanno pace. ATTO III. Franz ascolta musica ad alto volume. Leopold protesta. Franz fa la valigia, minaccia di partire ma resta fermo. Dopo altri rimproveri, Leopold esce per impegni di lavoro. A casa arriva Anna, la ex ragazza di Franz. La ragazza cerca di provocarlo, vuole fuggire con lui, sposarsi e avere dei bambini. ATTO IV. Quando sembrano aver deciso di partire, torna Leopold, vede Anna e in poco tempo ne ottiene i favori. All'improvviso si presenta anche Vera, la ex compagna di Leopold, in realtà un uomo diventata donna per amore. Leopold, Anna e Vera si ritrovano a letto, mentre Franz resta fuori. Ormai disilluso, il giovane ingoia del veleno. Ignorato per telefono dalla madre, Franz parla con Vera, che gli racconta il proprio passato e poi gli si offre. Ma ormai per Franz è tardi. Muore sul pavimento, e Vera cerca di fuggire ma le finestre sono sbarrate.
Valutazione Pastorale
All'origine c'è un testo teatrale scritto a 19 anni da Rainer Werner Fassbinder, che è stato una delle figure più rappresentative del 'nuovo cinema tedesco' anni '60-'70. Regista di tantissimi film, autore di teatro, polemista, polemico fino allo scandalo, Fassbinder é figura ancora oggi spiazzante ed estrema, un pessimista che adora e insieme disprezza la vita, senza possibile vie di mezzo. Così questa versione filmica conserva bene, e con coraggio, il senso della disarmante poetica fassbinderiana. Amore e morte sono di fronte e si combattono nell'inferno di un interno casalingo. La vita fuori non esiste. Domina il fascino sinistro della corruzione e del male, così alto e prepotente da intaccare qualunque bellezza. Le finestre precludono altri contatti. La chiusura ad una sia pur minima speranza è totale. Il male di vivere corrode l'anima. Un universo squallido, e tragico nel suo squallore. Verosimile certo per la sua totale miseria morale: come un grido di dolore strozzato da parte di chi non sa più gustare niente della vita. Un film di denuncia? Tutt'altro. Un film-confessione, semmai, sulla ineluttabilità e il fascino del decadentismo. Ne esce, come si capisce, un tragico affresco che, dal punto di vista pèastorale, è da valutare come inaccettabile, e del tutto negativo.
UTILIZZAZIONE: é da evitare sia in programmazione ordinaria sia in altre circostanze.