Orig.: Germania (2012) - Sogg. e scenegg.: Pam Katz, Margarethe Von Trotta - Fotogr.(Scope/a colori): Caroline Champetier - Mus.: André Mergenthaler - Montagg.: Bettina Bohler - Dur.: 113' - Produz.: Bettina Brokemper per Heimatflm.
Interpreti e ruoli
Barbara Sukowa (Hannah Arendt), Axel Milberg (Heinrich Blucher), Janet McTeer (Mary McCarthy), Julia Jentsch (Lotte Kohler), Ulrich Noethen. (Hans Jonas), Michael Degen . (Kurt Blumenfeld)
Soggetto
Nata ad Hannover nel 1906, Hanna Arendt, emigrata negli Stati Uniti nel 1941, è ormai un nome importante in ambito filosofico-teologico. Quando arriva la notizia dell'arresto a Buenos Aires del criminale nazista Adolf Eichmann e della decisione di Israele di processarlo in Patria, la Arendt ottiene dal giornale 'The New Yorker' l'incarico di inviata speciale. Per tre anni segue il dibattimento in aula. Quando torna a casa, scrive cinque articoli sul giornale e, a seguire, pubblica il libro "La banalità del male", che esce nel 1963 e scatena subito una marea di reazioni tra il sopreso e l'indignato soprattutto nelle comunità ebraiche newyorchesi. Derisa e vilipesa, Hannah difende con coraggio la propria posizione, che aveva l'obiettivo di studiare la psicologia dell'uomo sotto il profilo caratteriale e non giustificare il suo operato.
Valutazione Pastorale
Nel corso di una carriera cominciata nel 1978, Margarethe Von Trotta ha diretto "Rosa Luxembourg" (1986) sull'attivista socialista, e "Rosenstrasse" (2003) sulle donne di Berlino negli anni bui del Nazismo. Può essere considerato il completamento di un'ideale trilogia sulla storia tedesca del XX secolo questo film di oggi: non una biografia della filosofa tedesca ma una cronaca, densa e esaustiva, di tre anni importanti e decisivi. Il libro "La banalità del male" è ancora oggi oggetto di accese discussioni soprattutto tra le generazioni più lontane dagli avvenimenti. In questo senso la scelta della Von Trotta di riportarlo in primo piano appare pienamente legittima e ben motivata. Si tratta infatti di non aver paura di discutere e di riflettere, di saper innervare filosofia e speculazione storica dentro ideologia e pensiero unico. A dare vigore, forza, concretezza alla vita e al lavoro della Arendt provvede poi la regista con un'opera di alto livello qualitativo ed espressivo: nitido nelle luci e negli ambienti, lucido nelle psicologie anche minori, calato in una dinamica ricostruzione degli spazi e delle geometrie esistenziali. Con Barbara Sukowa, capace di restire una Arendt, donna del suo tempo e ugualmente esempio per le donne di oggi. Film intenso che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematici e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte occasioni successive per avviare riflessioni sui molti temi del tutto attuali che suscita (filosofia e storia, psicologia, pensiero tra ragione e irrazionalità;...). Da proporre anche in occasioni 'educational'.