Sogg.: tratto dalle storie di "Shok" di Steve Mac Manus, Kevin O'Neill - Scenegg.: Richard Stanley - Fotogr.: (normale/a colori) Steven Chivers - Mus.: Simon Boswell - Montagg.: Derek Trigg - Dur.: 91' - Produz.: Paul Try Bits, Joanne Sellar - Vietato ai minori degli anni quattordici
Interpreti e ruoli
Dylan Mc Dermott (Moses), Stacey Travis (Jill), John Lynch (Shades), William Hootkins (Lincoln), Mark Northover (Aluy), Paul Mackenzie (Vernon), Carl Mc Coy (Nomade)
Soggetto
in ciò che rimane del passato tecnologico di una metropoli del futuro vive una umanità angosciata e sempre in lotta contro radioattività e contaminazioni. Nel deserto della periferia, alcuni ricercatori scavano nelle sabbie sterminate di una remota catastrofe, ferraglie e residui di un qualche interesse, da rivendere a Moses, un rigattiere nano. A questi capita fra le mani il cranio di un androide; egli ne fa dono alla sua donna, che lo ripulisce e comincia a riattivarne i congegni essenziali; da allora la vita torna ad animare il metallo. Si tratta di ciò che resta di un robot, programmato dai militari di un'epoca precedente e destinato ad uccidere, grazie ad aghi mortali che gli fuoriescono dalle mani. Mentre un vischioso guardone vicino di alloggio spia l'intimità della coppia, l'androide si ricompone e recupera il proprio potenziale assassino. Tra questi e la donna si scatena ben presto una lotta furibonda, poi interviene Moses per strappare la donna agli artigli del "mostro", indi finiscono in tre a penzolare nel vuoto da una finestra dell'edificio, in uno scontro feroce e affannoso, in cui perde la vita il guardone. Aiutati all'ultimo anche da un amico di Moses ferito gravemente, il quale ingiunge alla sua compagna di uccidere l'androide (che intanto ha eliminato molte persone), la donna riporta infine la vittoria, grazie ad un grosso bastone e al getto d'acqua bollente della doccia di casa.
Valutazione Pastorale
il farneticante racconto ondeggia fra il fantastico ed il visionario, si rifugia nel macchinoso, utilizza ferraglie da antiquariato, allude al medio-evo prossimo venturo, apprezza i rottami e le carcasse metalliche: il tutto inquadrato in una cornice ed in un clima di attuali paure. Attuali, s'intende, in un periodo senza riferimenti epocali, nel quale soffrono e vivacchiano comunità di sopravvissuti. La regia di Richard Stanley approfitta della situazione per operare un incredibile riciclaggio di reperti e motivi già visti in altri film su di un mondo degradato e disastrato. Dal punto di vista della pura tecnica cinematografica Stanley manifesta un certo talento. Il miscuglio fra il punk, l'heavy-metal, i barocchismi ed il cattivo gusto può risultare frastornante, ma non manca né di effetti, né di abilità. Un montaggio sagace lo si avverte. La fotografia, quasi sempre avvolta in vapori rossastri, crea atmosfere da incubo. La inaccettabilità di questa overdose nasce dall'episodio del guardone di cui non si afferra bene il senso nel contesto generale mentre purtroppo esterna turpitudini verbali.