Orig.: Francia/Germania/Italia/Gran Bretagna/Stati Uniti (2002) - Sogg. e scenegg.: Krzysztof Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz - Fotogr.(Normale/a colori): Frank Griebe - Mus.: Arvo Part - Montagg.: Mathilde Bonnefoy - Dur.: 95' - Produz.: Anthony Minghella, Maria Kopf, William Horberg, Stefan Arndt, Frederique Dumas.
Interpreti e ruoli
Cate Blanchett (Philippa Paccard), Giovanni Ribisi (Filippo), Alberto di Stasio (procuratore), Mattia Sbragia (maggiore Pini), Stefano Santospago (Vendice), Remo Girone (padre di Filippo), Stefania Rocca (Regina)
Soggetto
A Torino Philippa, insegnante inglese, é ben decisa ad eliminare uno spacciatore colpevole di aver provocato la morte sia di suo marito sia di alcuni suoi alunni. Arrivata vicino all'ufficio dell'uomo, nasconde una piccola bomba a tempo, ma i calcoli sono sbagliati e nello scoppio rimangono uccise quattro persone tra cui due bambini. Arrestata senza opporre resistenza e convinta che tutto sia andato come doveva, Philippa apprende la tragica verità solo all'inizio dell'interrogatorio nella caserma dei carabinieri. Un terribile senso di colpa si impossessa di lei e a fatica risponde alle domande degli inquirenti che sospettano un movente politico e le chiedono chi è il mandante. Il giovane carabiniere Filippo, chiamato a dare da interprete, è coinvolto dal dolore della donna, dal suo fascino indifeso. Lentamente allora, nei giorni che seguono, mette a punto un piano per farla scappare. Quando arriva il momento stabilito, Philippa scappa dalla caserma, i due si ritrovano nel garage e, arrivato un furgone, vi saltano sopra e escono sulla strada. Dopo alcune indecisioni, arrivano in Toscana, a Montepulciano. Qui il padre di Filippo, ufficiale dell'arma in pensione, chiede ad entrambi se si amano e poi offre loro una via di fuga. Philippa dice no. Continuano a scappare, ma ormai i carabinieri sono in agguato. Alla fine i due salgono su un elicottero dell'arma e spariscono nel cielo.
Valutazione Pastorale
Il polacco Krzysztof Kieslowski è morto all'improvviso nel 1994, lasciando all'interno di quel cinema dell'est Europa che dopo il crollo del muro di Berlino aveva avviato profondi esami di coscienza un vuoto difficile da colmare. Dal "Decalogo" a "La doppia vita di Veronica" alla trilogia dei film Blù, Bianco, Rosso, Kieslowski ha costruito un'idea di cinema capace di scavare al tempo stesso negli abissi dell'anima e nei chiaroscuri della realtà quotidiana: uno sguardo sulla finitezza dell'essere umano e sugli sforzi per alzare gli occhi più in alto. Va dunque lodato il coraggio del regista tedesco Tom Tykwer che ha recuperato un copione non realizzato dal polacco e dal suo fido collaboratore Krzysztof Piesiewicz e ne ha tratto questo film, forse il primo di una trilogia che prevedeva anche il Purgatorio e l'Inferno. Una grande tensione morale attraversa il racconto nell'incontro tra un giovane ingenuo che si affaccia su sentimenti mai provati e una donna schiacciata dal peso di una colpa non cercata. Affiancando senza mai farli stridere i temi della giustizia, della corruzione, della responsabilità, il regista costruisce un itinerario assurdo e difficile, dove alla tragedia del male si oppone la forza dell'amore che per superare i limiti terreni deve librarsi verso il cielo. Cronaca amara di un innamoramento perso negli spazi del destino e della natura, il film non teorizza suicidi o sconfitte ma diventa metafora del rapporto tra libero arbitrio e contratto sociale, tra ragione e filosofia. In questo quadro l'ambientazione italiana della trama perde molto di realismo, mitigando la sensazione che l'arma non ci faccia una bella figura. Dal punto di vista pastorale, per la forte sostanza e pregnanza delle immagini, per il rigore etico che lo guida, il film è da valutare come accettabile, certo problematico e adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e, più utilmente, in occasioni mirate, come avvio alla riflessione su argomenti di forte peso e come esempio di un cinema che riflette cultura e identità europee.