Orig.: Italia (2007) - Sogg.: Federico Moccia tratto dal suo romanzo omonimo - Scenegg.: Teresa Ciabatti, Federico Moccia - Fotogr.(Scope/a colori): Manfredo Archinto - Mus.: Ivan Iusco - Montagg.: Fabrizio Rossetti - Dur.: 110' - Produz.: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz.
Interpreti e ruoli
Riccardo Scamarcio (Step), Laura Chiatti (Gin), Katy Saunders . (Babi), Susy Laude (Eleonora), Giulia Elettra Gorietti (Daniela), Filippo Nigro (Marcantonio), Ivan Bacchi (Paolo), Luigi Petrucci (Giovanni), Caterina Vertova (Flavia), Claudio Bigagli (Claudio), Galatea Ranzi (Raffaella), Maria Chiara Augenti . (Pallina), Mauro Meconi (Pollo)
Soggetto
Dopo due anni trascorsi negli Stati Uniti, Step torna a Roma e ritrova gli amici di un tempo. Il padre Giovanni lo indirizza a lavorare in uno studio di produzione televisiva, e qui Step, in apparenza per caso, incontra di nuovo Gin, una ragazza intraprendente che viene scelta come figurante in alcune trasmissioni. Step e Gion escono insieme, si innamorano, giurano di amarsi per sempre chiudendo un lucchetto a Ponte Milvio e buttando la chiave nel fiume. Ma Babi, il primo grande amore di Step, è in agguato e fa in modo di incontrarlo di nuovo ad una festa. Così i due passano una notte di passione sulla spiaggia, ma lei dopo lo lascia, dicendo che voleva solo capire meglio se stessa perché di li a tre mesi si dovrà sposare. Step tuttavia racconta quell'avventura a Gin, che, delusa, lo lascia. Stare lontani tuttavia appare difficile, e Step torna da Gin per farsi perdonare e riprendere la loro storia d'amore.
Valutazione Pastorale
Ormai gli indizi sono troppi e fanno una prova certa: il cinema italiano riesce a rapportarsi con l'universo giovanile italiano contemporaneo solo sul versante del più vieto stereotipo, della sconfinata banalità, del più ottuso conformismo. Mai uno sforzo per cercare qualcosa che non sia il già visto, il mille volte detto, lo scontato. Anche questo seguito di "Tre metri sopra il cielo" percorre in modo sconfortante le usurate strade di un sentimentalismo falso e corrivo, fatto di alti e bassi secondo copioni già scritti. Con insistenza e finta naturalezza, atteggiamenti di grandi dispiaceri affettivi si mescolano con spregiudicatezze inopportune ma per niente rifiutate (Daniela, 15 anni, resta incinta in discoteca e non sa di chi, era 'strafatta'). Poi si piange, ci si lamenta, ci si ribella. Tutto costruito sul versante di un pensiero 'debole', di personalità adolescenziali fragili, gracili ma volutamente e senza troppo preoccuparsene. Non esiste barlume di serietà narrativa, si procede sui binari di risaputi drammucci che non incidono e non coinvolgono. Sono tutti così quei giovani? E, se lo sono, é tutto così il cinema italiano che li fotografa? Da qualche parte bisogna cominciare a fare qualche sforzo per cambiare atteggiamento. Non è pensabile di rassegnarsi ad un tale appiattimento mediatico. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come inconsistente e superficiale dall'inizio alla fine.
UTILIZZAZIONE: nella programmazione ordinaria il film é da utilizzare tenendo conto di quanto detto sopra, e cercando di proporre qualche spunto di riflessione ulteriore sull'argomento 'giovani'. Si può almeno provare a proporlo ai ragazzi, senza timori e facendo emergere altri tipi di 'modelli' giovanili.