Orig.: Stati Uniti (1999) - Sogg. e scenegg.: Anna Campion & Jane Campion - Fotogr.(Panoramica/a colori): Dion Beebe - Mus.: Angelo Badalamenti - Montagg.: Veronica Jenet - Dur.: 114' - Produz.: Jan Chapman.
Interpreti e ruoli
Kate Winslet (Ruth Barron), Harvey Keitel (pj Waters), Julie Hamilton (Miriam Barron), Tim Robertson (Gilbert Barron), Sophie Lee (Yvonne Barron), Daniel Wyllie (Robbie Barron), Paul Goddard (Tim Barron), Kerry Walker (zia Puss), Pam Grier (Carol)
Soggetto
In Australia la giovane Ruth é da qualche in tempo in preda alla sensazione che nella sua vita quotidiana manchi qualcosa, un valido punto di riferimento cui tenersi legata. Non riuscendo a trovare una soluzione intorno a sé e nel proprio ambiente, decide di partire per l'India. Qui incontra un guru che ha subito un profondo effetto su di lei. Toccata dalle parole e dalla vita comtemplativa dell'uomo, Ruth vorrebbe fermarsi a vivere lì. Allarmata, la famiglia si mette in movimento e la raggiunge. Ruth viene ricondotta a casa. Qui tuttavia le cose non cambiano: la mente della ragazza ha ormai preso strade diverse, al punto che i genitori e gli altri parenti capiscono che é necessario un intervento più deciso. Si rivolgono all'organizzazione American Exit e poco dopo arriva sul luogo PJ Waters, un consulente-guaritore di grande esperienza. Tra Ruth e Waters comincia un confronto-scontro brusco e ruvido, perché nessuno dei due vuole cedere difronte all'altro. Waters ostenta la sicurezza delle esperienze passate, ma quando i due rimangono soli in una fattoria isolata, le parti cominciano ad invertirsi. Di fronte al fascino, all'aggressività e alla personalità di Ruth, Waters si trova alla fine senza difese. Le soluzioni matematiche si arrendono alla forza interiore di Ruth. Con grande delusione della famiglia, Waters riparte per l' America, doce c'é Carol ad attenderlo. Ruth torna in India, e stavolta con lei c'è la mamma. Waters e Carol si sposano, hanno due gemelli. Ruth e Waters si scrivono.
Valutazione Pastorale
Si tratta di una storia abbastanza stratificata, enigmatica, di non immediata percezione. La regista Jane Campion ha concen trato nel copione tantissime suggestioni e molti temi importanti: "Il film -dice- cerca di dimostrare che un'autentica vita spirituale non consiste semplicemente nel comportarsi bene, né é solo una questione di teoria religiosa o esperienza spirituale, ma può essere presente nei momenti di maggior instabilità con la stessa forza con cui é presente nella vita contemplativa di un monaco". Su questa impalcatura si muovono i tratti tipici di una cultura australiano-neozelandese, da cui la regista proviene( un cristianesimo dai toni anglosassoni, il richiamo di modelli americani), attraversati dall'attrazione per nuovi modelli (correnti spirituali di taglio orientale, aperture alla new age) e filtrati da una non del tutto sopita intenzione 'femminista': Ruth, che si sente prigioniera, usa il proprio fascino per sconfiggere l'uomo e affermare il diritto ad essere se stessa. C'è dunque dentro il film tanta materia, detta in modo non sempre chiaro, dipanata con un po' di confusione e con qualche concessione allo spettacolo facile. C'è però una parte 'seria' del racconto, il modo visivamente incisivo e forte che ha la Campion nel trattare i personaggi: la discesa nei dubbi della psiche non cede alla faciloneria ma é da seguire con attenzione. Così il film, dal punto di vista pastorale, offre motivi per una riflessione sugli 'squilibri' dell'uomo e della donna contemporanei, ed é da valutare come discutibile anche per segnalarne le non poche ambiguità sul piano narrativo.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza dei minori. Da recuperare in situazioni mirate, per parlare delle forme di religiosità dell'uomo contemporaneo.