Orig.: Italia (2012) - Sogg.: Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli, Martino Ferro - Scenegg.: Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli, Martino Ferro e Mizio Curcio, Antonio Manzini - Fotogr.(Panoramica/a colori): Massimo Schiavon - Mus.: Gnu Quartet, Filo Q. - Montagg.: Pietro Morana - Dur.: 95' - Produz.: Pietro Valsecchi per Taodue in collaborazione con Medusa.
Interpreti e ruoli
Francesco Mandelli (Ruggero De Ceglie), Fabrizio Biggio ( il padre), Miriam Giovanelli ( e altri personaggi), Teo Teocoli (Gianluca De Ceglie), Silvia Cohen ( il figlio)
Soggetto
Due coatti entrano in una multisala. Comincia il film nel quale Ruggero De Ceglie accompagna il figlio Gianluca al matrimonio. Dopo una cerimonia in stile 'musical', Gianluca e la moglie Fabiana cercano di starsene tranquilli a casa, ma nella notte l'arrivo di Ruggero impedisce ogni intimità. Inseguito dalla Finanza, che fa chiudere la sua catena di rivenditori ambulanti "l'impero del wurstel", l'uomo è senza lavoro e senza soldi. Incalza perciò il figlio, per spingerlo a partecipare ad una borsa di studio dell'Università nella quale il rettore, neo suocero prof. Pelosi, ha messo un premio di 300mila Euro. Sul filo del rapporto odio/amore tra padre e figlio si dipanano tutte le successive disavventure: tra gangster russi, una badante molto intraprendente, bambini terribili e altri personaggi. Finisce con Ruggero e Gianluca intenti a girare uno spot per la catena di wurstel, di cui ora è proprietaria la badante. E con i coatti che escono dal cinema, parlando male del film appena visto.
Valutazione Pastorale
"I soliti idioti -dice il produttore Pietro Valsecchi- sono dei giullari che mettono a nudo le nostre meschinità: abbiamo difficoltà a guardarci dentro, a ridere di noi stessi. Il loro è un nuovo linguaggio vero, contemporaneo, trasgressivo(...)". Si potrebbe obiettare che forse(!) qualche film sulle difficoltà del rapporto padre/figlio in Italia è stato realizzato, ma non è questo il punto. I conti non tornano sulla definizione di 'trasgressivo'. Quei modi di dire, quei gesti insulsi, quegli intercalari oltre modo abusati certificano l'adesione al conformismo, alla banalità, all'incapacità di essere 'se stessi'. I ragazzi sono indotti a credere che 'o si parla così o si è ritenuti inutili'. Tutti nel branco, e via. Dove sarebbe la trasgressione? Questo sequel de "I soliti idioti" (grande successo del 2011) sconta la perdita di originalità dei numeri 2, si sforza di inserire diversivi e variazioni narrative, ma il racconto ha un andamento faticoso, spesso bloccato, ansima, annaspa, non riesce a trovare una conclusione convincente, si allunga negli spezzoni sui titoli di coda, preannuncio degli 'extra' da edizione in dvd. Storiella (e storielle aggiuntive) quasi sempre col fiato corto per un cinema/riciclo da MTV e quindi condannato alla limitatezza. La scurrilità del linguaggio è da eccepire quando diventa unificante, livella tutto in basso e tratta con toni di disprezzo anche il matrimonio in Chiesa (quel Ruggero con i piedi scalzi...). La satira è utile non quando distrugge ma quando aiuta a costruire. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come futile e nell'insieme segnato da volgarità.
Utilizzazione
Utilizzare il film in programmazione ordinaria immaginando la presenza di un pubblico di adolescenti, vuol dire farsi carico di una proposta che esige opportune precisazioni, scambio di opinioni e un confronto aperto tra genitori e figli sui modi 'deformati' di guardare e proporre la realtà. Per capirla e non subirla passivamente.