Orig.: Spagna (2002) - Sogg. e scenegg.: Fernando Leon de Aranoa, Ignacio del Moral - Fotogr.(Panoramica/a colori): Alfredo Mayo - Mus.: Lucio Gudois - Montagg.: Nancho Ruiz Capillas - Dur.: 113' - Produz.: Elias Querejeta.
Interpreti e ruoli
Javier Bardem (Santa), José Angel Egidio (Paulino), Luis Tosar (José), Nieve de Medina (Ana), Enrique Villen (Reina), Joaquin Climent (Rico), Aida Folch (Natalia), Celso Bugallo . (Amador)
Soggetto
Vicino a Vigo, in Galizia, Spagna del Nord. I cantieri navali hanno chiuso e molti operai hanno perso il posto. Nel gruppo ci sono: Santa, irrequieto e vitale, con i conti in sospeso con la giustizia per danni provocati durante le manifestazioni; Lino, che fa colloqui di lavoro e si tinge i capelli per sembrare più giovane, mentre a casa il figlio gli insegna ad usare il computer; José, che ora pesa sulle spalle della moglie Ana, operaia, ma é insicuro e nervoso, e così si fa rifiutare un prestito dalla banca e finisce per pensare che la moglie possa tradirlo; Amador, anziano, lasciato dalla moglie e ora dedito all'alcool; Reina, che invece ha trovato lavoro in un cantiere come addetto alla sicurezza e fa pesare questa situazione sugli altri, accusandoli di essere solo svogliati. Tutti si ritrovano nel bar che Rico, con i soldi della liquidazione, è riuscito a mettere in piedi. I giorni scorrono sempre uguali. Un giorno Amador muore da solo dentro casa; Ana va via ma poi ascolta Josè in crisi davanti ad Amador e torna indietro; Lino infine rinuncia ai colloqui. Allora Santa, José e Lino vanno al cantiere, rubano la Ladu Espana, arrivano in alto mare. Vorrebbero spargere le ceneri di Amador ma qualcuno se le è dimenticate a terra. La loro impresa finisce lì.
Valutazione Pastorale
Il tema della perdita del lavoro attraversa in questo periodo l'Europa e, di riflesso, il cinema europeo (vedi l'inglese "Paul, Mick e gli altri", il francese "A tempo pieno"...). C'é grande cura nella costruzione di questo piccolo affresco spagnolo: la tempesta emotiva che si impadronisce dei protagonisti è ben restituita, tra rabbia, gelosia, perdita di autostima. Il taglio quasi cronachistico, svelto e coinvolgente, lascia a poco a poco il posto ad una meditazione amarissima sulla vita e il destino. La tesi dell'impossibilità per gli operai di uscire da una situazione in cui sono schiacciati senza pietà diventa il terreno ideologico per avviarsi sulla strada del pessimismo più totale, di un nichilismo alla deriva. Dalle vicende dei singoli (la morte di Amador, il lasciarsi andare come forma di fatalismo...) emergono riflessioni filosofiche che non offrono spiragli nè si aprono a speranze di ripresa. L'attenzione al lavoro alla fine passa quasi in secondo piano e lo stesso gesto della cremazione si chiude a prospettive trascendenti. Il ritratto vero di una deprecabile condizione di disagio (la perdita del lavoro) va di pari passo con un meno riuscito inquadramento sociale-esistenziale. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come discutibile, segnato da ambiguità e comunque adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in occasioni mirate come avvio alla riflessione sul tema 'lavoro' con le perplessità sopra espresse. Attenzione per i minori in caso di passaggi televisivi.