Sogg.: da un'idea originale di Agustina Bessa Luis - Scenegg.: Manoel De Oliveira - Fotogr.(panoramica/a colori): Mario Barroso - Mus.: autori vari - Montagg.: Manoel De Oliveira, Valerie Loiseleux - Dur.: 90' - Produz.: Madragoa Filmes, Lisbona; Gemini Films, La Sept Cinema, Paris.
Interpreti e ruoli
John Malkovic (Michael Padovic), Catherine Deneuve (Hélène), Luis Miguel Cintra (Baltar), Leonor Silveira (Piedade), Duarte D'Almeida (Balthazar), Heloisa Miranda (Berta), Gilberto Gonçalves . (il pescatore)
Soggetto
Il professor Michael Padovic, studioso di letteratura, giunge con la bella consorte Hélène in un antico convento portoghese per ricercare nella biblioteca ivi esistente tracce di un'ipotetica origine iberica di Shakespeare. Li accoglie un guardiano laico, Baltar, mentre Balthazar, un anziano erudito, guida i due coniugi ad una visita delle celle dei primitivi anacoreti, affiancato dalla cartomante-astrologa Berta. Per aiutare Michael nelle sue ricerche il mefistofelico Baltar gli affianca una giovane donna tanto graziosa quanto riservata, Piedade. Hélène, i cui rapporti con il marito sono tesi, è immediatamente gelosa della giovane, tanto da proporre a Baltar, che la porta a visitare una caverna dove vi è un antico tempietto satanico e non nasconde la sua passione per lei, di far perdere la giovane in una vicina foresta al cui centro si nasconde una pericolosa voragine. Dopo aver sognato di essere stata sfiorata dalle labbra di un misterioso angelo, che potrebbe essere il professore, Piedade, che ha regalato una copia inglese del libro Faust a Michael, viene attirata da Baltar nella foresta, perdendovisi. Dal canto suo Michael, recatosi sulla spiaggia dove un pescatore tesse le sue reti, vede sorgere dal mare, come una nuova Venere, la moglie che indossata una candida veste si avvicina a lui.
Valutazione Pastorale
Che Manoel De Oliveira sia un maestro del cinema cerebrale, allegorico, denso di simbologie e di situazioni che sfumano in altre, cui si allude in modo sempre più criptico, come in un labirinto di segni volutamente ambigui, è noto. Il regista percorre una strada che si fa così criptica e piena di diramazioni continue ed ingannevoli, fino a metter a dura prova la pazienza, oltre che l'intelligenza del comune fruitore cinematografico. Il monaco-cavaliere in croce, con la serratura sul petto che appare periodicamente nelle immagini, vuole simboleggiare un itinerario dove il cuore (la caritas) deve comandare per arrivare alla Casa del Padre (come nella frase, citata dal Faust, dove la tenebra è madre della luce sfolgorante) o è piuttosto suggello alla rinuncia definitiva cui oggi è condannato colui che cerca, inchiodato ad una realtà incomprensibile, di addentrarsi in quelli che gli antichi chiamavano i Grandi Misteri? Cosa dire di una Piedade, presumibile raffigurazione della latina "pietas", che si perde nella "foresta degli istinti"? La riacquisizione della sensibilità "comune", col recupero della donna, della mater-materia che ora, sorgendo dalla acque, appare come l'unica realtà possibile all'uomo, è una parafrasi del dettato biblico a vivere contenti e sereni la vita che il Cielo ci ha destinato, o solo una rassegnata sconfitta dinanzi al mistero? Un lavoro, in definitiva, volutamente ambiguo e, pertanto, inaccettabile.