Il film è stato presentato alla 19ª Festa del Cinema di Roma
Interpreti e ruoli
Vicky Krieps (Vivienne Le Coudy), Viggo Mortensen (Holger Olsen), Solly McLeod (Weston Jeffries), Garret Dillahunt (Alfred Jeffries), Colin Morgan (Lewis Cartwright), Ray McKinnon (Giudice Blagden), Danny Huston (Sindaco Rudolph Schiller), W. Earl Brown (Alan Kendall), John Getz (Reverendo Simpson)
Soggetto
Stati Uniti, Nevada, 1860. Vivienne è una immigrata franco-canadese indipendente e ribelle, che vende fiori ai passanti. Holger Olsen è un cowboy danese, che ha servito nell’esercito per dodici anni. I due s’incontrano, s’innamorano, e cominciano una vita insieme. Olsen però sente il dovere morale di servire il suo nuovo Paese e si arruola come volontario tra le file dei nordisti, lasciandola sola in balia di uomini violenti e corrotti.
Valutazione Pastorale
Viggo Mortensen – lanciato nella trilogia del “Signore degli anelli” di Peter Jackson e tre volte candidato all’Oscar nel 2008 per “La promessa dell'assassino”, nel 2017 per “Captain Fantastic” e nel 2019 per “Green Book” – ha esordito come regista e sceneggiatore nel 2020 con “Falling. Storia di un padre” e stavolta cala il poker dirigendo, scrivendo, interpretando e componendo la colonna sonora di “I morti non soffrono”, un western “dalla parte delle donne”. La storia. Stati Uniti, Nevada, 1860. Vivienne (Vicky Krieps, “Il corsetto dell’imperatrice”) è una immigrata franco-canadese indipendente e ribelle, che vende fiori ai passanti. Holger Olsen (Viggo Mortensen) è un cowboy danese, che ha servito nell’esercito per dodici anni. I due s’incontrano, s’innamorano e cominciano una vita insieme, anche se la donna, coerente con la sua scelta d’indipendenza, rifiuta di sposarlo. La loro vita scorre serena, nell’essenzialità, finché Olsen non sente il dovere morale di servire il suo nuovo Paese e si arruola come volontario tra le file dei nordisti, lasciandola sola in balia di uomini violenti e corrotti. In particolare del figlio, del tutto fuori controllo, del boss locale Weston Jeffries (Solly McLeod), che, protetto dal sindaco corrotto, Rudolph Schiller (Danny Huston), gode di assoluta impunità. Ossessionato dalla donna, una notte Weston riesce ad abusarne. Vivienne scopre presto di attendere un bambino. Al ritorno Olsen accetta di prendersene cura come fosse suo. Ma il piccolo non è la sola cosa che Weston ha lasciato a Vivienne… Il western è uno dei generi cinematografici più antichi e con un solido pubblico. Film che sanno di polvere, tra deserti e praterie, che parlano di rapporto con la natura, senso di appartenenza, ambizione, istinto, con una chiara divisione tra buoni e cattivi, dove gli ultimi dettano legge e i primi si difendono come possono. E in questo senso “I morti non soffrono” è un western a pieno titolo, dall’impostazione classica, certamente più vicino a “Un dollaro d’onore” di Howard Hawks che a “Django Unchained” o “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino, ma è indubbiamente moderno nel suo mettere al centro della vicenda una donna coraggiosa, anticonformista, che vuole scegliere più che “essere scelta” e imposta il suo rapporto con Olsen in termini di indipendenza, libertà e rispetto reciproco. Un rapporto che resta forte oltre la lontananza, la solitudine, la lotta quotidiana per la sopravvivenza, lo stupro. Mortensen interpreta magistralmente e dirige con mano sicura una storia triste, dolente, alternando sapientemente passato e presente, memorie dell’infanzia (vediamo Vivienne bambina ascoltare dalla madre la storia di Giovanna D’Arco e appassionarsene al punto di “vederla” tra i boschi, nella sua lucente armatura), traumi del passato e desiderio di sentirsi parte di qualcosa, di un progetto, di una Nazione (da qui la decisione di prendere parte, nel senso di scegliere una parte, quella dei nordisti, durante la Guerra Civile). Ma il film offre anche una riflessione sulla paternità e sull’inutilità, l’amarezza, che la vendetta porta con sé, una vendetta che Olsen porterà a termine, quasi suo malgrado, nel più classico dei modi: un duello all’ultimo sangue. “I morti non soffrono” è complesso, problematico, adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Per la delicatezza dei temi in campo, si richiede un pubblico adulto o di adolescenti accompagnati.