Orig.: Polonia (2013) - Sogg. e scenegg.: Pawel Pawlikowki - Fotogr.(Normale/b&n): Lukasz Zal, Ryszard Lenczewski - Mus.: Kristian Selin, Eidnes Andersen - Montagg.: Jaroslaw Kaminski - Dur.: 80' - Produz.: Eric Abraham, Piotr Dzieciot, Ewa Puszczynska, .
Interpreti e ruoli
Agata Trzebuchowska (Anna), Agata Kulesza (Wanda), Dawid Ogrodnik (Lis), Jerzy Trela. (Szymon), Adam Szyszkowski (Feliks), Halina Skoczynska (madre superiora), Joanna Kulig (cantante), Dorota Kuduk (Kaska), Afrodita Weselak (Marysia), Mariusz Jakus (barman)
Soggetto
Polonia, 1962. Anna è una giovane orfana cresciuta tra le mura del convento dove sta per farsi suora. Poco prima di prendere i voti, apprende di avere una parente ancora in vita, Wanda, sorella di sua madre. Le due donne si incontrano, parlano, si confidano, cominciano a conoscere meglio il rispettivo passato. Anna scopre infatti di essere di origini ebraiche: il suo vero nome è Ida, e questa rivelazione la spinge a cercare le proprie radici e ad affrontate la verità sulla propria famiglia. Trascinata dal carattere ribelle della zia (una funzionaria del partito), Anna/Ida passa alcune serate in un locale dove si suona musica americana, e dove conosce uno dei musicisti. Avverte sensazioni che le fanno capire di non essere ancora pronta per prendere i voti. Ha bisogno di completare un preciso percorso terreno, prima di rientrare e cominciare con maggiore coscienza la vita monacale.
Valutazione Pastorale
Qualche informazione è utile offrirla. Pawel Pawlikowski è un cineasta di origini polacche: nato a Varsavia, lascia la Polonia a 14 anni per andare a vivere in Germania e in Italia, prima di trasferirsi in Gran Bretagna nel 1977. Realizza molti documentari per la BBC ed esordisce nel LM per il cinema nel 2001 con "Last Resort", un film con Emily Blunt e Natalie Press. Questo è, da polacco, il primo film che gira in Polonia. Il ritorno nella terra natia significa il recupero di una serie di elementi importanti e decisivi. Almeno tre: il ricordo della guerra mondiale, ancora vivo (siamo appena nel 1962) tra nazismo e resistenza; l'attualità (di quel periodo) di una Polonia compressa sotto il blocco comunista, tra ideologia (vedi il funerale della zia) e voglia di evadere anche grazie alla musica americana; la scelta finale di Ida, che è sintesi della capacità di riflessione, di personalità consapevole, di voglia di prendere decisioni impopolari. Il regista sceglie di guardare tutta la vicenda con una fotografia in B&N di intensa capacità espressiva. Una soluzione stilistica che storicizza al meglio il copione (molto cinema di quegli anni era in b&n), dà profondità all'immagine e spacca il confine tra passato e presente per diventare riflessione metastorica e universale. Quella di Ida è una vocazione che si misura con la vita quotidiana, uscendone più rafforzata e consapevole, pronta ad affrontare la propria missione spirituale nel mondo. Un film di notevole interesse che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte occasioni successive, per avviare riflessioni sul tema della vocazione in un contesto poco conosciuto come la Polonia anni '60. L'argomento si può poi allargare ad un confronto più ampio, che può toccare anche anni più vicini a noi.