Orig.: Italia/Francia/Ungheria/Danimarca (2001) - Sogg. e scenegg.: Fabio Carpi - Fotogr.(Panoramica/a colori): Fabio Cianchetti - Mus.: Nicola Zaccardi (progetto musicale) - Montagg.: Bruno Sarandrea - Dur.: 110' - Produz.: Gherardo Pagliei, Elisabetta Riga.
Interpreti e ruoli
Hector Alterio (Alberto), Stanislas Merhar (Alessandro), Giovanna Mezzogiorno (Eleonora), Katjia Riemann . (Kristina)
Soggetto
Alberto, scrittore anziano e scettico, deve andare a Stoccolma a ritirare il premio Nobel. Avendo deciso di usare la macchina, sceglie come compagno di viaggio e guidatore il giovane Alessandro, giornalista che farà un resoconto del premio e della cerimonia. Partiti dall'Italia, i due attraversano la Svizzera e arrivano in Germania. Qui Alberto incontra Inge, vecchia amica, proprio nel giorno del funerale del marito di lei Gottfried. Lei lo invita a casa, e Alessandro corteggia Alfonsine, nipote di Inge. Più avanti, al ristorante, al loro tavolo si avvicina Cristina, che vuole un autografo e poi rivela di essere un'attrice che porta nei teatri spettacoli di poesie. Nella notte Alberto si sente male, ma non trova Alessandro che è nella camera di Cristina. Con la macchina in panne e dopo una lite, i due proseguono in treno. Giunti ad Amburgo, vanno in un locale chiamato Trinidad. Qui Alberto dice che il suo personaggio letterario preferito é Robinson. Poi ad Alberto rubano il portafogli, vanno in un altro locale, litigano di nuovo e stavolta finiscono in carcere. Usciti, riprendono la macchina, si fermano in un luogo dove c'era un drive-in, e il gestore Gustav li ospita. Poco dopo, rivedono Cristina, che recita a teatro, e anche Gustav, che parla del funerale del cinema, e delle sue preferenze per il cinema americano. Infine arrivano a Copenaghen. Qui Alberto è solo in macchina. Proseguire verso il ritiro del premio? Oppure rinunciare?
Valutazione Pastorale
Nato a Milano nel 1925, Fabio Carpi è tra i registi più isolati e appartati del cinema italiano. I sette lungometraggi per il cinema diretti a partire dal 1972 sono attraversati da alcune tematiche ricorrenti: la vita come nebulosa e indistinta sequela di avvenimenti di imperscrutabile motivazione, al difficoltà di cogliere una logica nel succedersi degli episodi, la tendenza ad adagiarsi nella consolazione della letteratura. Affidandosi alla soluzione narrativa del viaggio, Carpi mette in campo alcuni, evidenti motivi-contro. Da un lato il road-movie, legato all'idea di spazio e di aria; ma dall'altro i molti passaggi che si svolgono in interni: alberghi, ristoranti, locali, teatri, dove si agitano luci soffuse, penombre, con intorno arredi primo Novecento, con atmosfere di stampo decadente. E ancora: da un lato letteratura, filosofia, arte, tutte discipline che dovrebbero aprire la mente ad orizzonti più ampi; e invece dall'altro le difficoltà ad affrontare il pratico della vita quotidiana, soprattutto gli affetti, le relazioni, i sentimenti (il rimorso per una ragazza lasciata e non sposata, e Alessandro forse è suo figlio?). Più che mai insomma l'autore si dibatte tra vita reale e vita fittizia, tra le seduzioni di una eredità culturale europea piena di suggestioni, e la rabbia per la giovinezza che passa. Il Premio Nobel allora é solo l'ultima illusione, o la conferma di una vita sbagliata? Ci sono interrogativi forti, che Carpi interiorizza da par suo, arrivando ad essere più crepuscolare che drammatico, più adagiato che arrabbiato. Film com molti spunti di interesse dunque che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile. Le riserve servono ad evidenziare meglio il continuo dibattersi tra una tesi e l'altra, che crea qualche ambiguità nelle coerenza dell'esposizione.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si indirizza per proiezioni mirate, su un particolare cinema italiano, sul rapporto letteratura/cinema, sulal figura di Carpi, autore da (ri)scoprire.