Orig.: Italia/Francia (2006) - Sogg.: Nanni Moretti, Heidrun Schleef - Scenegg.: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Federica Pontremoli - Fotogr.(Panoramica/a colori): Arnaldo Catinari - Mus.: Franco Piersanti - Montagg.: Esmeralda Calabria - Dur.: 112' - Produz.: Angelo Barbagallo, Nanni Moretti.
Interpreti e ruoli
Silvio Orlando (Bruno), Margherita Buy (Paola), Jasmine Trinca (Teresa), Michele Placido (Marco Pulici), Luisa De Santis (Marisa), Giuliano Montaldo (Franco Caspio), Jerzy Stuhr (Jerzy Sturovski), Tatti Sanguineti (Peppe Savonese), Valerio Mastandrea (Cesari), Elio De Capitani (il caimano anni '70), Nanni Moretti (il caimano oggi), Toni Bertorelli (giornalista), Cecilia Dazzi (Luisa), Anna Bonaiuto (pubblico ministero), Stefano Rulli (Andrea), Antonio Catania (Giacomo), Antonio Petrocelli, Paolo Virzì, Carlo Mazzacurati, Paolo De Vita, Daniele Rampello, Giacomo Passarelli .
Soggetto
Regista negli anni Settanta di titoli di 'genere', soprattutto horror, ferocemente stroncati dalla critica e ora ovviamente oggetti di rivalutazione, Bruno Bonomo da dieci anni non riesca più a fare un film e sopravvive affittando i suoi studi alle televendite. Teresa, una giovane desiderosa di fare cinema, gli propone un copione che sembra interessante e che Bonomo sottopone alla RAI. Appena visto che si tratta di un film su Berlusconi, il dirigente rifiuta. Il progetto arriva nelle mani del produttore polacco Jerzy Sturovski, intenzionato a lavorarci purché nel ruolo del protagonista ci sia l'attore Marco Pulci. Questi accetta e tutto sembra pronto, ma all'improvviso rinuncia con una scusa. Bonomo è ora in piena crisi, non solo professionale ma anche privata, perché la moglie lo ha lasciato, i due figli piccoli ne soffrono e lui non sopporta la situazione. Subentra Nanni Moretti (che dapprima aveva rifiutato), e il film ritorna in carreggiata. Con pochi soldi (derivanti dalla vendita dell'appartamento di Bonomo alla ormai ex moglie) e con la storia concentrata su un periodo limitato della vita del protagonista. Ecco Berlusconi da presidente del consiglio in aula per il processo a suo carico. La sentenza lo condanna a sette anni. Quando esce, sale in macchina e osserva alle spalle gruppi di suoi fans che tirano pietre contro i giudici che stanno lasciando il tribunale.
Valutazione Pastorale
Ormai ogni film di Nanni Moretti poggia su alcune costanti per lui irrinunciabili: il cinema nel cinema (con tutte le sue varianti: l'amato/odiato cinema di 'genere' esplicato nei titoli fantasiosi di volta in volta inventati; la critica ondivaga e intellettualoide; il "fare cinema" che si incrocia e si confonde con il "fare/costruire" la propria vita privata; la 'crisi' del cinema italiano, eterna scusa per levare alti lamenti); la de-costruzione psicanalitica dei personaggi (alla stessa maniera di Woody Allen, per Moretti ogni film è una seduta risparmiata sul lettino del medico), la politica come collante di una insoddisfazione profonda. Forse è vero che "Il caimano" é un film, più che contro Berlusconi, contro il berlusconismo. Ma il percorso ideologico-filosofico messo in piedi dal copione risulta gradevole e azzeccato quando indugia sulle incertezze, sui doppi giochi, sulle delusioni, insomma su sentimenti comuni. Zoppica invece, e fortemente, quando alla figura del protagonista, Moretti sovrappone la propria, in un girotondo (é il caso di dirlo) un po' confuso e segnato da troppe facili contrapposizioni luce/ombra, male/bene, e via didascalizzando. All'iperdemonizzato caimano si sostituisce così l' "ego" sempre più accentratore di Moretti stesso, perno fisso intorno al quale gira il resto del mondo (e del cinema). Si vuole dire che ora, nel momento in cui esce nelle sale, il film è anche da apprezzare per i molti spunti che offre di riflessione e di discussione. Ma fra qualche anno arriverà la controprova sulla sua tenuta al di là delle circostanze in cui é nato. E allora forse il film sarà inesorabilmente invecchiato. Dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, problematico e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e proposto in occasioni successive per parlare (ma il 'dibattito' si può fare o no?) dei molti argomenti sopraesposti (cinema, televisione, politica, vita privata...).